Le figlie di carità di Maddalena di Canossa, a Enna dal 1912, vendono i suppellettili antichi per pagare debiti ed a giugno vanno via

Enna. Il monastero delle suore Canossiane si incomincia a svuotare e così con l’esodo, che avverrà entro il prossimo mese di giugno, delle quattro religiose che lo custodiscono, si interrompe una storia secolare. Colpa della crisi vocazionale di cui soffrono tutti gli ordini religiosi? Colpa degli effetti della crisi economica che tocca anche la vita del monastero ennese? Ma potrebbe esserci anche qualcos’altro.

Intanto una cosa è certa: le figlie di carità di Maddalena di Canossa, a Enna fin dal 1912, buttano la spugna perché ridotte allo stremo anche da un punto di vista economico per l’alto costo di mantenimento dell’istituto. Tanto che, per non lasciare debiti, in particolare con il Comune di Enna, hanno deciso di mettere in vendita un pezzo della loro storia. Insomma, con la chiusura del monastero sono stati messi in vendita diversi suppellettili antichi. I pezzi migliori sono antichi comò e sei pianoforti di cui uno marca A. Grand (Berlino-Germania) del 1890. Ma il catalogo offre di tutto: dagli oggetti religiosi, candelabri di pregevole fattura e piccole acquasantiere, a antichi orologi a pendolo da parete che, per oltre un secolo, hanno scandito le ore del monastero,  alle cose di un tempo che hanno fatto parte della vita quotidiana delle suore. “Abbiamo deciso di andare via a giugno – dice molto dispiaciuta la superiore, madre Iolanda – per far completare tutte le attività in atto che si svolgono all’interno dell’istituto. Opere svolte da gruppi di anziani e da diverse associazioni. Ad esempio l’associazione “Crescere insieme”, formata da oltre trenta insegnanti volontari, si occupa di doposcuola per tanti giovani ragazzi e ragazze ennesi e stranieri i quali, subito dopo, passano nei laboratori per fare attività manuali. Non solo, vi sono insegnanti che si dedicano in particolare a tanti giovani migranti, portati dalla questura, sbarcati da poco, che non conoscono la nostra lingua. E poi ci sono tutte le attività della vicina parrocchia di San Tommaso. Nessuno paga niente”.

E come fate a pagare acqua, luce, gas, spazzatura? “Con l’aiuto della nostra casa madre. Solo di spazzatura – spiega – paghiamo al Comune ogni anno 5600 euro. Abbiamo pagato il 2015 e il 2016, ma c’è un arretrato da pagare che va dal 2011 e che si aggira a oltre 15 mila euro. E nessuno fa niente. Del Comune di Enna – chiosa un po’ dispiaciuta madre Iolanda – non voglio più sentire neanche parlare. Abbiamo rateizzato l’arretrato con la rispettiva mora e proprio domani scade la prima rata. Ecco perché abbiamo messo in vendita i 6 pianoforti e quant’altro proprio per pagare la spazzatura, ma temiamo di non potercela fare lo stesso. Siamo stati al Comune – aggiunge – ma non c’è stato niente da fare; dobbiamo pagare nonostante la parrocchia, gli anziani e le associazioni abbiano inviato delle lettere dove attestavano che per tutte le attività che svolgono all’interno dell’istituto non pagano assolutamente niente. Quest’anno, solo di gas abbiamo pagato 25 mila euro. I candelabri, gli oggetti religiosi invece di venderli avrei preferito regalarli a tutte le parrocchie; purtroppo serviranno per pagare la spazzatura”.

Che fine farà il monastero? “Ho sentito dire che ne faranno una casa di riposo”.

Chi la gestirà? “Non lo so”.


Giacomo Lisacchi