Cara Provincia (dalla Valtellina lettera di un ennese sulla sanità)

Da circa 40 anni vivo e lavoro in Valtellina. Qui ho casa, famiglia e figli. Voglio raccontare la mia recente esperienza sulla sanità siciliana. Soprattutto per mettere a confronto due realtà e due province con problematiche sanitarie assimilabili: per numero di abitanti, per numero di ospedali e loro dislocazione, per orografia territoriale.
Ho avuto recentemente occasione di toccare con mano l’efficienza dell’organizzazione e dell’assistenza dell’ospedale di Enna (ospedale di riferimento dell’ASP Azienda Sanitaria provinciale). Una mia parente a fine marzo veniva ricoverata d’urgenza per patologia acuta.
Non voglio entrare in merito al trattamento medico bensì all’assistenza ricevuta, premettendo che la paziente oltre che da noi parenti era assistita da persone che ci davano una mano. Vorrei citare a riguardo alcuni episodi, per darvi solo un’idea!
– Cambio pannolini e pulizia del mattino(si pretende l’aiuto della badante, anzi a volte si dice:” ma la badante allora cosa fa?”)
– Abbiamo dovuto provvedere noi ad affittare un materasso ad aria antidecubito ed una sedia a rotelle perchè quelle in dotazione erano inadeguate (i depliants pubblicitari per materassi, sedie, e quant’altro erano in bella mostra sul banco della reception).
– Chiedo delle talloniere antidecubito, sembra una richiesta marziana; alla fine anche con il mio aiuto si trovano ma mi si dice che vengono usate come ferule temporanee per immobilizzare le gambe.
– Questa poi è da paese del terzo mondo (chiedo a loro scusa). Una sera mi accorgo che entra nella stanza una signora con un “paiolo”. Il suo compito è quello si svuotare nel paiolo la sacca dell’urina,che poi viene regolarmente raccordata col tubicino che va in vescica. Le sacche non hanno valvole di non ritorno( per evitare reflusso di urina in vescica)né supporti per attaccarli al letto. Alle mie risentite osservazioni mi si risponde che viene fatto ciò per risparmiare! Per quella sera la sacca viene cambiata, ma poi “gli ordini sono ordini” e tutto torna come prima!
– Nel pomeriggio del 4 aprile entra un’infermiera (?) o altra figura che con tono quasi inquisitorio chiede se fosse stata somministrata una certa terapia (e le consegne?).
– Come gastroprotettore ad una paziente che tra l’altro non può deglutire, mi vedo presentare la sera del 3 aprile un’altra assistente con una compressa di Maalox da somministrare alla paziente! Immagino sempre per risparmiare, al che io dico se non è possibile somministrare qualcosa in vena visto che aveva un cateterino venoso.
– A volte,per ottenere il cambio di biancheria,si doveva fare la posta al carrello distributore (sottrarre qualche telo di soppiatto) per avere un cambio di emergenza. Tante volte infatti si cambiava noi la nostra parente.
– Potrei raccontare altro, ma non voglio più tediare i lettori. Credo vi siate fatti un’idea di come funziona la sanità nella cara e bistrattata mia terra natale.
Ho voluto scrivere ciò per ricordare ai cittadini della provincia di Sondrio (dove vivo e lavoro con dignità da quarant’anni) che noi della nostra sanità, pur con tutte le criticità presenti, dobbiamo essere fieri. Certo purtroppo in tempi di crisi si devono razionalizzare i costi, ma non può e non deve avvenire a scapito del paziente, bensì utilizzando al meglio le risorse umane.
Un ultimo pensiero alla povera (nel senso che deve subire) mia gente ennese: cercate di non subire più queste angherie. Mi direte che sono i politici che mantengono questo stato di fatto, ma i politici li eleggiamo noi!
Ma allora proprio niente funziona in Sicilia? Io qualcosa che funziona l’ho visto nel privato: ottima l’efficienza di chi forniva con prontezza i presidi sanitari, ottimo il servizio dell’addobbo della Chiesa, delle pompe funebri e dell’organizzazione del funerale, ottima mi era sembrata la RSA privata dove la mia parente sarebbe dovuta andare alla dimissione dall’ospedale, ma parliamo del privato….Ma l’assistenza sanitaria è pubblica!!! Dov’è??? Ma paghiamo le tasse…per avere una certa uniformità assistenziale in tutto il territorio nazionale o no?
Ma voglio lasciare con un sorriso bonario i lettori: se vi capita di andare all’ospedale di Enna e volete una cameretta privata, non chiedete la camera solvente, bensì una camera “differenziata”. Se per disgrazia poi il vostro caro passa a miglior vita non sforzatevi a cercare indicazioni per l’obitorio o la camera mortuaria, perché tali strutture sono indicate con il cartello Morgue (che più che una camera mortuaria è una sala settoria con due tavoli di pietra, penso per autopsie).
Cari ennesi dovete imparare le lingue anche nei momenti tristi!!!


Quanto sopra è una lettera aperta dell’ennese Umberto Bongiorno, già primario di Ortopedia dell’ospedale di Sondalo