Ricca di spunti di riflessioni la brillante lectio magistralis tenuta dal Presidente On. D’Alema alla Università di Giurisprudenza di Enna.
Oggetto del dibattito la crisi della democrazia, le sue cause e i suoi possibili rimedi.
Partendo dal presupposto che l’attuale situazione democratica comporta un aumento delle diseguaglianze non solo economiche ma anche sociali e un inevitabile crollo della partecipazione popolare si arriva a concludere che solo la politica può dettare le regole per superare tale grave situazione, ove il rischio è che il potere sia esercitato da lobbies economiche e tecnocratiche e non dal popolo che come recita l’art., 1 della costituzione lo esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.
Non si tratta di una nostalgica rievocazione dei partiti ma dell’amara considerazione che ormai il potere viene organizzato da piccoli potentati di interessi economici e personali che una volta ottenuto il consenso elettorale diventano autoreferenziali e incapaci di pensare al bene comune troppo attenti a curare gli interessi di cui sono portatori.
Mi ricordo che la vita della sezione, di qualsiasi partito, si viveva come una famiglia e che in particolare i partiti riuscivano a selezionare una classe dirigente all’altezza del ruolo istituzionale e a farsi recettori di tutte le esigenze anche del più umile degli iscritti, uniti da una ideologia che alla fine si traduceva in una visione del mondo più progressista o più conservatrice.
Vi erano delle regole che avevano quasi il crisma della sacralità, una visione altra e alta della politica.
Oggi assistiamo a una crisi non solo della democrazia ma in ultima analisi di tutta una serie di diritti quali quelli al lavoro, alla salute, alla tutela dei giovani e più in generale delle fasce deboli che in un sistema governato dai partiti e dalla politica i era impensabile.
Di certo cresce l’insoddisfazione del popolo che vede aumentare le diseguaglianze non solo legate alla crisi economica degli ultimi anni ma soprattutto a una assoluta mancanza di prospettiva di pensieri lunghi capaci di indicare soluzioni e di mettere in campo rimedi.
E di fronte a tale insoddisfazione crescente il rischio è che sempre più cittadini si allontanino dalla politica partecipata perché delusi e senza più speranze, lasciando il posto ai gattopardi e alle iene che già Tommasi di Lampedusa descriveva in modo encomiabile e che pare non siano più solo un fenomeno siciliano ma di carattere nazionale.
Cristofero Alessi