Enna. Sanità, “Mio padre 82enne investito e costretto a lunga attesa al Pronto Soccorso”

Ancora sotto accusa il Pronto Soccorso dell’Umberto I e ad evidenziarne le manchevolezze è la professoressa Silvana Rita Castagna con una lettera all’Azienda sanitaria. “Mio padre – scrive la prof.ssa Castagna – un anziano di 82 anni, viene investito alle 12 circa di martedì, sebbene la situazione si presenti da subito non grave alcuni commercianti della zona limitrofa alla chiesa di San Sebastiano chiamano un’ambulanza del 118, avvisando successivamente le figlie e la moglie. Ci ritroviamo alle 12,30 circa nella sala d’aspetto del Pronto Soccorso dell’Umberto I con un foglio rilasciato a mio padre che parlava di traumi sul lato sinistro del corpo identificato da un meraviglioso colore: “verde”, quindi non ci resta che aspettare. Mio padre, resta seduto in una sedia a rotelle per più di 12 ore!! Dodici lunghe ore di attesa infinita fatta di spostamenti continui per cercare una posizione quanto più comoda, al riparo dall’aria condizionata e spazio da fare alla squadra delle pulizie ecc. Alle 14, ancora convinti che fosse solo una questione di minuti, decidiamo di prendere un panino dal distributore per evitare un calo glicemico al papà diabetico e dolorante… Poi, prendiamo l’acqua. Alle ore 18,30 viene chiamato ed accompagno dal medico del Pronto Soccorso mio padre spingendo la sedia fino all’ambulatorio. Dopo visita nella zona femorale per giudicare lo scampato pericolo di frattura si passa ad attendere il turno delle lastre….. Ancora ore ed ore di attesa fino a quando arriva il turno dell’indagine radiologica. Tutto questo fino alla mezzanotte di martedì. Alle 00,15 comincio a lanciare i primi segnali di SOS agli infermieri ed al personale che si dà da fare con barelle, flebo, coperte. Chiedo solo di raccogliere dal terminale i dati degli accertamenti e licenziarci verso le nostre abitazioni. Le risposte sono varie “non vede che ci sono urgenze, il medico è uno solo; noi lavoriamo in queste condizioni e non interessa a nessuno, nessuno scrive o si lamenta”. Alle 00,45 si sono esaurite tutte le scorte della nostra pazienza e chiediamo di poter andare via per poi tornare il giorno seguente a ritirare il prezioso foglio di “congedo”. Apriamo la bussola e, spingendo la carrozzina, ci avviamo fuori. Dalla porta “Triage” sbuca un giovane che ci chiede ad alta voce il nostro cognome e rispondo con immediatezza chiedendo, per pareggiare i conti, il cognome del medico in servizio. Dopo aver sentito il cognome vedo richiudere la bussola e mi avvio spingendo la carrozzina all’esterno. “Signora….. è tutto pronto, dopo tanto attendere è un peccato andare via così”. Stupore contro stanchezza, ritorno dentro spingendo l’esausto papà ottantaduenne ed arriviamo davanti ad un computer dal quale viene sputato quel benedetto foglio di carta che contiene la nostra libertà, l’accesso alla fuga per la vittoria.
“Nessun problema particolare, antidolorifici al bisogno”. Scocca la prima ora di mercoledì !! Un viaggio impossibile!”.