Migranti. Leonforte, Assoro e Nissoria: integrazione e disagio

In contrada Pirìto, vallata catastalmente assorina insistente su Leonforte, risiedono i migranti “asarisi”. Assoro ne dovrà ospitare 23, così da tabella pubblicata il 26 aprile nel bando della Prefettura di Enna. I migranti sono arrivati dunque anche nell’entroterra siculo, come previsto dall’accordo dei primi del 2017 fra L’Anci e il ministero dell’ Interno. E’ probabile che l’integrazione fra migranti e residenti in quel di Leonforte, Assoro e Nissoria riguarderà la prossimità urbana leonfortese piuttosto che quella assorina e forse nissorina (supponiamo infatti solo per puro esercizio mentale, che Nissoria decida di allocare i suoi 12 ospiti per 3000 abitanti nelle periferie urbane più leonfortesi che nissorine quali Perciata Picinosi o Cannolo, sarà così Leonforte in grado di integrare i suoi e anche quelli degli altri?).
La comunità leonfortese non “è pronta”, ha detto più volte il primo cittadino Francesco Sinatra e così pare dalle considerazioni dell’u.d.s. Leonforte ha preferito per tanto delegare a una cooperativa privata la gestione dell’accoglienza guidata dalla Prefettura nel numero e nelle caratteristiche del servizio e delle strutture. La Prefettura dialogherà con i comuni non aderenti allo Sprar attraverso le cooperative, che gestiranno l’accoglienza e l’integrazione ignorando i dubbi e le perplessità delle amministrazioni locali, incapaci di pianificare un’urgenza cronica dibattuta da mesi. I comuni coinvolti si limiteranno a contenere il disagio ghettizzando gli ospiti in immobili lontani dall’abitato? Facendo dei centri di accoglienza il luogo meno accogliente pensabile? Leonforte saprà vivere il vangelo dell’accoglienza? L’amministrazione leonfortese saprà gestire il malcontento? Ignorare testardamente queste domande è già una soluzione? Affermare: “Ad oggi non ci sono migranti a Leonforte ma ci sono nei territori limitrofi. La Prefettura fa sapere che una Cooperativa sta allestendo una antica abitazione nei pressi dell’Annunziata” basta a preparare la comunità. Intanto nell’attesa, onde non fare sentire troppo la nostalgia delle loro case, ci si sta muovendo per prima per adeguare con fossi, sporcizia, carenze strutturali e sanitarie.

Gabriella Grasso