Ma quanto sta accadendo dentro il gruppo consiliare non è niente di diverso da quanto si vive in tutto il Pd del capoluogo, un partito diviso in due, da una parte il gruppo storico del Pd che vuole la sfiducia, dall’altra quello del commissario Carbone che mette in guardia chi vota la sfiducia avvertendo che rischia l’espulsione. Di quest’ultimo fronte ne fanno parte i renziani, ma pure alcuni storici dem che non condividono la linea del passato.
C’è chi sostiene che la disputa per le redini del partito stia passando proprio attraverso la sfiducia al sindaco usata come grimaldello. Una sorta di prova per misurare la forza ma questo scenario ha creato molta confusione tra alcuni degli stessi democratici che chiedono chiarezza e di capire chi è il referente (aspetto chiaro per Carbone), mentre c’è chi ritiene che debbano essere proprio gli iscritti a decidere da che parte stare. Intorno alla mozione di sfiducia però si potrebbe dare un’altra lettura che è più elettorale viste le prossime regionali ed in tal senso, stretto tra due forze c’è il deputato uscente Alloro che si è dichiarato renziano, fronte dal quale gli chiedono scelte nette (una su tutte sulla mozione attraverso i suoi consiglieri di riferimento De Rose e Lo Giudice) ed anche di rottura col passato.
Chi insomma pensava che con il referendum sulla sfiducia sarebbe arrivato un punto di svolta dovrà invece aspettare. Nel frattempo aumenta però il pressing di chi chiede al sindaco di completare la giunta senza più attendere visto che, comunque, gli equilibri e le posizioni messe in campo dal Pd sono chiare, così come è ben noto il pensiero degli ex alleati del sindaco i quali hanno chiesto tempi certi per completare la giunta e ripartire subito intorno a dei punti programmatici condivisi.