Enna non passa mozione di sfiducia al Sindaco del Pd + i voti dei pentastellati. Puerile attacco alla stampa

Quindici voti a favore (+13 PD -4 PD e + 2 M5S) e quindici contro. In soccorso di una parte del PD anche i due Consiglieri pentastellati, che alla fine durante la replica del primo cittadino il pentastellato Davide Solfato se le è cercate tutte per farsi buttare fuori dall’aula.

Una parità numerica che ha spezzato il sogno e l’ambizione di chi era dentro e fuori Sala Euno. Si è così chiusa la vicenda legata alla mozione di sfiducia al primo cittadino di Enna voluta da una parte del Pd, la stessa che ci ha provato a Leonforte sbattendo sul muro del numero legale contro il sindaco Sinatra, legata al partito più arcaico. Alla fine a votarla sono stati i consiglieri Pd Cappa, Tremoglie, Marino, Guarasci, Arena, Marco, Rizzo, Timpanaro, Vasapollo, Rizza, Potenza e Fiammetta, Gloria di Sicilia Democratica (l’unico a non intervenire in rappresentanza del suo gruppo, di cui è unico rappresentante, per spiegare le sue ragioni), Solfato ed Amato del M5S.

È stata una seduta lunga, intervallata da momenti/interventi interessanti, da entrambi i fronti, ad altri di smarrimento, forse di forzatura a sostegno di una tesi scritta su un copione, da alcuni anche recitato/letto annaspando. A parziale difesa di questa difficoltà forse il sapere che comunque fosse andata quella mozione non sarebbe passata e forse questo ha fatto perdere, in alcuni, la passione politica, anche nel recitarla.
I cittadini probabilmente si sarebbero aspettati ore ed ore di elencazioni politiche sul perchè la mozione era giunta a Sala Euno ed invece saranno rimasti, in parte, delusi perchè fatta eccezione per qualche intervento molti si sono tenuti lontani dalle motivazioni che una mozione di sfiducia meriterebbe.
Tra tutta la diversa opposizione probabilmente Solfato è stato uno dei pochi ad elencare una serie di motivazioni che lo hanno portato, insieme ad Amato, a sostenere la sfiducia. In realtà anche nel Pd c’è stato chi ha portato motivazioni amministrative, ma nella maggior parte degli interventi è sembrato, come per altro evidenziato in aula, d’assistere ad una riunione di circolo del Pd. Un partito che ha catturato l’attenzione in aula ed in una discussione dove al centro dovevano esserci i bisogni e le criticità della città. Ma è stata un’occasione perduta, almeno per chi ha inteso concentrare il suo intervento su questi temi o ad interessarsi della stampa definita “asservita” all’amministrazione.
Riteniamo non dover essere noi a prendere posizione a difesa dei colleghi, ma conoscendone l’onestà intellettuale ci sentiamo di prendere le difese di tutti coloro i quali hanno trattato temi politici ed amministrativi. Dire che “il gruppo del Pd è stato continuamente vittima di un atteggiamento quasi intimidatorio, quasi al limite del ricatto morale, portato avanti da una parte della stampa asservita” significa affermare pensieri gravi che dovrebbero quanto meno indurre chi le ha pronunciate ad essere consequenziale e a denunciare formalmente questi “atteggiamenti quasi intimidatori, quasi al limite del ricatto morale”, altrimenti con umiltà chieda scusa ammettendo che il trasporto della discussione politica ha un po’ portato a farsi trascinare emotivamente. Ma si è pure parlato di “testate giornalistiche di parte” od ancora di stampa che si presta a campagne elettorali o campagne acquisti.
Probabilmente l’esempio vissuto sarà quello ed è su quella base che si esprimono giudizi. Resta sempre l’opportunità di creare, sempre che non lo si sia già fatto, un proprio canale di riferimento informatico a cui ne auguriamo le migliori fortune, probabilmente migliori di quelle inizialmente concepite (n.d.r.: assistiamo proprio in questi ultimi giorni al passaggio di una testata giornalistica on-line da un ex sindaco di sinistra ad un sindaco di centro destra).

Bhe, se ci si fosse concentrati a motivare la scelta della mozione probabilmente i cittadini ne avrebbero capito di più ed avrebbero colto il senso di un atto così estremo che non sta a noi dire se motivato o meno. Saranno i risultati a dirlo così come nelle migliori democrazie.

Andando al di là del “rimprovero” al sindaco per essersi tesserato al Pd contravvenendo alla sua promessa civica, la crisi di giunta e successiva ricomposizione, certezza che ancora tale crisi non sia passata, randagismo, soldi del bilancio non spesi, manutenzione stradale ed insofferenze sull’operato dell’amministrazione sono stati i temi principali elencati dai consiglieri democratici; ma ai più attenti non è passato inosservato il risentimento di chi, facente parte di un sodalizio ben chiaro, ha accusato Dipietro d’essersi costituito parte civile contro l’ex sindaco. E chissà che proprio questa azione non ne abbia accelerato il contrasto al tal punto da curare giorno dopo giorno l’idea della sfiducia. Chissà, poi, cosa ha creato confusione e smarrimento in qualche consigliere che ha visto nella mozione un’occasione per ristabilire chi governa e chi è opposizione. Per questo magari si sarebbe potuta utilizzare un’altra occasione anziché la mozione, non era poi così difficile.

Ma il giorno dopo la mozione di sfiducia sventata cosa resta a Sala Euno? In dote lascia un indebolimento numerico del partito di maggioranza consiliare, il Pd, che dei suoi sedici consiglieri si è visto votare contro da 4 (Savoca, Colaleo, De Rose e Lo Giudice) che sono adesso più vicini al progetto di rilancio dell’amministrazione. Qualcuno ha parlato a più riprese di suicidio politico del Pd stesso e su questo c’è già chi, dentro i democratici, ritiene ci si debba confrontare e vorrebbe chiedere al capogruppo Cappa (sollecitato anche da Campanile – quest’ultima accusata di essere il nuovo “boss” del PD a Palermo e Roma, ed essere il mandante della mancata celebrazione del congresso provinciale) a rimettere l’incarico pur sapendo che sarà difficile trovare un sostituto disposto a caricarsi sul groppone una possibile futura polveriera.
Ma resta anche il carico di responsabilità tutta in capo all’amministrazione che adesso dovrà concretizzare quanto messo in cantiere e quanto promesso. Avrà anche il conforto dei numeri in aula (seppur risicati e ai limiti del “pareggio”) che producono un approccio diverso rispetto al passato quando l’opposizione ha avuto il ruolo del leone indirizzando anche le scelte.

La maggioranza ha quindi adesso un’eredità pesante sulle spalle, dimostrate di poter governare e portare dei risultati, compito non facile ma da perseguire per il bene della città. Anche con il sostegno degli oppositori meno arcaici che hanno a cuore le sorti della città anziché quelle partitiche.


Una storia iniziata, probabilmente, già all’indomani delle amministrative quando le urne “divisero” il sindaco da una maggioranza consiliare diverse e ad appannaggio del Pd confermatosi primo partito a Sala Euno con 15 consiglieri (a cui si è poi aggiunto Fiammetta).
I primi accenni ufficiali di sfiducia si fanno però vivi il 2 marzo quando la maggioranza di governo implode con l’apertura della crisi di giunta che porta i civici Enna Rinasce ed Amare Enna a lasciare la giunta. Ne segue una difficile ricucitura dei rapporti che porterà però, tra luglio ed agosto, a firmare un nuovo patto di governo oggi in atto.
A voler fare la parte del leone è però il Pd che si attiva per presentare la mozione pregustando il raggiungimento del risultato che, però, con il passare del tempo si rivela un boomerang perchè il gruppo consiliare si sfalda con la netta contrapposizione alla sfiducia da parte dei consiglieri Savoca e Colaleo che, di fatto, mettono in evidenza la diversità di vedute dentro il partito che per cercare di mettere tutti d’accordo, a luglio, realizza un referendum degli iscritti per chiedere se volessero subito la sfiducia. Il risultato è favorevolmente bulgaro ma devono trascorrere due mesi per presentare una mozione che, pochi giorni fa, perde altri due consiglieri dem, il presidente del Consiglio De Rose e la consigliera Lo Giudice (per i due alloriani sullo sfondo ci sono motivi legati anche alle elezioni regionali). I contrasti dentro il gruppo nel frattempo si sono fatti sempre più aspri contro gli oppositori alla sfiducia e allo stesso tempo sono aumentate le pressioni al capogruppo Cappa che sostiene la tesi della sfiducia pur sapendo che il risultato sarà negativo. Per far passare la mozione ai proponenti servono 20 voti che, però, non ci sono visto che il Pd potrà contare sui suoi 12 consiglieri e su Gloria.

Da capire il voto dei due pentastellati che pur essendo favorevoli alla mozione avrebbero espresso una posizione di non condivisione con la linea adottata dal Pd. Anche con il loro voto la quota utile non sarebbe stata raggiunta.
Secondo quelle che sono state le dichiarazioni delle ultime settimane a sostegno del sindaco invece i restanti 15 consiglieri ossia i tre di Patto per Enna ed Enna Rinasce, i due di Amare Enna e Sicilia Futura, i 4 del Pd e l’indipendente Cuci. Non installato, come chiesto dai gruppi di maggioranza, il maxi schermo davanti il teatro.