Leonforte. La saga delle sagra

Leonforte. Passata la XXXVI sagra della pesca, al paese rimangono le critiche e le amarezze per un rito ormai privo di significato. Pesche vendute fuori dalla sagra in contesti di precarietà inaccettabile, svilenti per la stessa sagra e per un prodotto che certamente merita un contesto più adeguato; presidi studenteschi all’insegna dell’ “arcol”, con l’approvazione dell’autorità compiacente, che si indigna per i cattivi costumi dei gggiovani quando i giovani bevono fuori dal suolo onerosamente tassato. La colpa naturalmente è dei giovani, della televisione e di internet e mai degli adulti che predicano e agiscono “a convenienza”. I giovani la chiamano incoerenza, i disfattisti ipocrisia e i rassegnati consuetudine. Momenti di ordinaria noia istituzionale e di vivace “lastima” forestiera, per una viabilità delirante. Inconsapevoli forestieri si sono trovati prigionieri di vie senza sbocco, ma liberamente accessibili. Parcheggi chiusi e disperazione per la mancanza di un parcheggio e la colpa è sempre e ovviamente del forestiero o dell’incivile paesano, che giudica senza sapere e sempre si lamenta. E’ lecito lamentare una cattiva gestione della sagra che ignora la zona storica? La zona storica che è servita da incantevole palco per Mecenate, ma che perde letteralmente pezzi? E’ lecito chiedersi perché? Molti forestieri hanno comprato le pesche e sono andati via senza vedere la Granfonte, senza passeggiare lungo il Corso, senza assaggiare i piatti tipici. Molti hanno inteso la sagra come un mercato ortofrutticolo e poi hanno preferito altre sagre. Sagre capaci di celebrare i propri mestieri e le proprie arti. Sagre capaci di omaggiare i propri talenti, da noi anche quest’anno il Liardo è stato bellamente ignorato e allo sprovveduto che ha domandato dove poter visitare la mostra sul pittore garibaldino, che indubbiamente Leonforte ha allestito in occasione della sagra, si è risposto con una beota alzata di spalle. Questa è la XXXVI sagra che rimpiange i tempi gloriosi delle prime sagre e che lascia paesani e forestieri amareggiati per l’ennesima occasione perduta. E anche questa volta la colpa è di chi osa mettere in discussione, per ragioni che nulla hanno a che vedere con la cosa discussa, chi governa e fa quel che può. In attesa della XXXVII sagra, Leonforte si appresta all’inverno sperando che le caditoie tengano e la zona storica non si sbricioli.

Gabriella Grasso