Rivolta nel circolo Pd di Troina, Sindaco Fabio Venezia : “Fatto fuori dai renziani”

A Troina, nella Stalingrado dei Nebrodi, dove alle scorse europee il Pd ha ottenuto il 55 per cento dei voti, quasi il doppio della media siciliana, è in corso una rivolta rossa guidata dal sindaco dem Fabio Venezia: 35 anni, ricercatore in storia dell’Università di Catania, due figlie e una intera famiglia sotto scorta ventiquattro ore su ventiquattro, blindata perché per la prima volta qui un primo cittadino ha tolto terre pubbliche alla mafia. Un simbolo, Venezia, «della lotta alla mafia sobria», come tiene a precisare ad ogni piè sospinto. Quasi a marcare una differenza dall’antimafia urlata delle carriere. Venezia doveva essere candidato prima nella lista dei Territori di Orlando poi naufragata, e dopo nel Pd, lui da sempre iscritto al partito: «Invece il segretario Fausto Raciti, con la collaborazione del governatore Rosario Crocetta, mi ha messo alla porta per un cavillo inesistente: e cioè che sarei stato non candidabile perché vicepresidente della Società locale sui rifiuti. Una sciocchezza: in realtà davo fastidio a Luisa Lanieri e Mario Alloro, la prima con Crisafulli il secondo ex crisafulliano adesso renziano». Il circolo locale del Pd, che conta oltre 300 iscritti, si è autosospeso: «La mia candidatura era stata approvata da 17 circoli della provincia su 22 — continua Venezia — hanno mortificato me, ma soprattutto i tanti iscritti al partito».

Troina ha una tradizione rossa che, dopo anni di scontri con quella “cattolica” guidata da padre Luigi Ferlauto, il fondatore dell’Oasi scomparso il mese scorso, in questi anni era cresciuta. «La vede questa palazzina? — dice il segretario del dem Giuseppe Schillaci, seduto in uno dei tavoli da gioco della sede del circolo Berlinguer — è stata realizzata negli anni Sessanta con i risparmi degli edili e degli agricoltori locali. Questo forse è l’unico circolo vivo della Sicilia: qui facciamo riunioni, i giovani organizzano i cineforum. Siamo vivi, eppure siamo stati messi alla porta dal partito regionale». La protesta in casa dem oltre all’autosospensione degli iscritti al circolo, porta anche a scelte nette: «Noi siamo fedeli al partito, la nostra indicazione di voto però è solo Micari, non sosteniamo candidati », dice Marco Dispinzeri, 29 anni, responsabile dei giovani dem. Tradotto: nessun voto di lista al Pd.

Venezia si sente isolato. Eppure, dopo la revoca dei terreni, in tanti lo hanno chiamato: «Mi hanno cercato leader nazionali di Forza Italia che volevano portarmi da Berlusconi — dice — e quando la settimana scorsa ho revocato i terreni ai Conti Tanguali, mi ha chiamato Nello Musumeci. Anche Cancelleri mi ha cercato, perché interessato a un protocollo che abbiamo firmato con l’Istituto case popolari per dare abitazioni a chi ne ha bisogno evitando nuovo cemento».

La replica del segretario regionale dei dem Raciti: “Non capisco questa polemica e Venezia dice cose non corrette. La sua esclusione dalla lista del Pd è stata richiesta dai renziani perché, legittimamente, hanno sostenuto l’uscente Alloro. Venezia poteva candidarsi nella lista Micari, ma non ha voluto perché chiedeva anche anche la Lantieri si candidasse con lui nella lista del presidente. E la Lantieri ha voluto invece candidarsi in quella del Pd. E’ vero che i renziani guidati da Davide Faraone avevano chiesto un parere sulla sua incandidabilità, ma il parere sosteneva in sintesi che lui poteva candidarsi e quindi nessuno ha utilzizzato questo elemento nei suoi confronti. Io e Crocetta non abbiamo voluto alcuna sua esclusione”.

ANTONIO FRASCHILLA per Repubblica Palermo