Leonforte. Università popolare: le chiese sconosciute

Leonforte. Lunedì 3 dicembre all’università popolare si è parlato di chiese sconosciute. 10 a detta del Mazzola, su un totale di 25, sono andate distrutte . Chiese nascoste in edifici postumi o all’uopo demolite. Fra queste Santa Maria della Noce, di cui si può ancora reperire una vasta documentazione . Santa Maria della Noce fu voluta da Guglielmo Bonsignore, quello stesso Bonsignore che nel 1714 accolse Vittorio Emanuele II. La gran parte delle chiese era collocata nella zona sud del paese. Extra moenia erano, a sud, Sanperi (toponimo di evidente influenza francese , precedente quindi la rivoluzione dei Vespri) e a nord S. Elena. Nella sola toponomastica urbana resistono invece San Rocco e S. Agata. Queste chiese avevano per la comunità un peso sociale notevole, ciascuna aveva una propria confraternita (il principe Ercole ne contò 40) e ciascuna una propria festa. Tutto ciò qualificava la vita paesana e la connotava nella specificità del rione. L’Annunziata agli albori del paese era pure extra moenia dato che sorgeva fuori dalla porta San Filippo. Le chiese fondate dai Branciforti erano: la Madonna, s. Antonio, la Batia, s. Rocco, i Cappuccini o s. Giuseppe e s. Teresa. La parrocchia del Purgatorio, poi ospedale, fu voluta dal Falciglia e nel 1700 a opera del Lambusta divenne chiesa integrando, forse, la statua di s. Agata recuperata dall’omonima chiesa andata distrutta. Salendo dalla Granfonte doveva esserci la chiesa dell’Udienza e procedendo ancora s. Antonio Abate, legato agli scolopi e oggi solo un toponimo. La chiesa della Catena fu voluta da monsignor Laneri e la Mercede dai tre fratelli sacerdoti Gussio; s. Giuseppe da Tommaso Crimì; s. Franceso di Paola da Foresta Stancanelli; l’Annunziata da Rosalia Regio Vitale e il S.S. Salvatore da monsignor Varveri. Questa abbondanza di edifici sacri testimonia la necessità di allocare i moltissimi preti. La chiesa ante Concilio di Trento era infatti una rendita, che permetteva ai danarosi investitori di esercitare il proprio potere sul prete e sulle dinamiche interne al culto.

Gabriella Grasso