Ad Enna e Nissoria il giornalista Magdi Cristiano Allam ha presentato il suo ultimo libro “Maometto e il suo Allah”

Nel pomeriggio del 15 a Enna e del 16 a Nissoria, si sono svolti due importanti incontri con il noto giornalista Magdi Cristiano Allam, il quale ha presentato il suo ultimo libro “Maometto e il suo Allah”. Gli eventi, patrocinati dai due Comuni e da altri enti, sono stati organizzati dall’Istituto di Ricerche Sociologiche e di Studi per l’Alta Formazione (IRSSAF) e dall’Accademia Nazionale della Politica per la sede di Enna. Un numeroso pubblico presente in ambedue le manifestazioni ha potuto ascoltare, dopo i vari saluti di rito e una breve presentazione da parte del dr. Riccardo Fiscella, un’interessantissima lectio magistralis dalla viva voce di Allam. Introducendo il tema dell’islam, e spesso rifacendosi alla propria storia personale da convertito al Cristianesimo dopo aver, per 56 anni, vissuto nella fede islamica, il noto giornalista ha evidenziato le caratteristiche e le intrinseche contraddizioni che questa religione porta con sé. E non è un suo giudizio soggettivo, ma frutto di dati oggettivi ricavati da un’attenta analisi degli scritti sacri all’Islam e della vita di Maometto. Quest’ultimo difatti un sanguinario e poligamo (fin quasi a sfociare nella pedofilia in quanto, come seconda moglie, ha sposato una bambina di pochi anni) che, a capo di una marmaglia di briganti, ha conquistato e sottomesso interi territori, uccidendo diverse persone e emanando precetti inaccettabili soprattutto per l’etica e la civiltà occidentale odierna. Come dice Allam all’interno del suo libro, il vero autore di questo testo non è lui ma lo stesso Maometto che con le sue gesta e con ciò che egli ha fatto nella storia ha letteralmente scritto la propria biografia. E sicuramente questo libro rappresenta, insieme a tutta la produzione di Allam, un chiaro monito all’Occidente, specialmente in questi anni in cui è imperante il tema dell’immigrazione (spesso clandestina) e il tema dell’accoglienza (spesso forzata dallo Stato). Soprattutto l’accoglienza (ribadiamo: forzata) è un pericolo per l’intero Occidente. Ma è anche un controsenso per come viene imposta e presentata. Molti si rifanno alla carità cristiana. E al perdono. E si sottolinea il perdono perché ben vediamo quanto oggi viene fatto in nome dell’Islam (e dovremmo perdonare!): Isis, kamikaze e via dicendo. È vero che anche il Cattolicesimo ha avuto, in passato, una storia cruenta. Ma il passato è passato. Qui stiamo parlando di presente. Anche l’Unità d’Italia è stata fatta col sangue di innocenti (pensiamo a Bronte), come gli Americani ci hanno “liberato” dal nemico Nazi-fascista portando con sè morte e distruzione (pensiamo al bombardamento per errore di Regalbuto). Eppure siamo Italiani e grati (non voglio usare il termine “sottomessi”) agli Americani, proprio perché la storia è passata ed ormai è quasi “reato” andarla a riscoprire criticamente. Gli stessi musulmani, leggendo “criticamente” la storia, vedrebbero nel loro profeta un sanguinario, mentre qui nessuno (spero) potrà negare che Gesù sia stato tutto fuorchè sanguinario (chi vuole rifarsi all’Antico Testamento non dimentichi che il Cattolicesimo è nato con le correzioni apportate da Gesù). Teniamoci allora sempre la storia passata. Ma qui si parla di storia odierna. L’11 Settembre, Charlie Hebdo, Bruxelles e tanti altri nomi e località che sono il nostro tragico presente per colpa dell’Islam. Si parla di integrazione e di accoglienza anche rifacendosi alla carità cristiana. Vero: ama il prossimo tuo come te stesso. Ama il prossimo: esatto. Stiamo amando il prossimo accogliendo flotte di migranti provenienti da tutto il mondo sottosviluppato, e poi lasciamo che 10 milioni di italiani siano in condizioni di povertà, per giunta una buona fetta in povertà assoluta. Cerchiamo di dare lavoro a questi migranti quando i nostri giovani scappano dall’Italia e il 40% (soprattutto nel nostro Sud) non lavora (va bene, qualcuno si rifà sempre alla storia dicendo che anche noi siamo stati migranti… ben si sa come ci hanno infatti sempre trattato con i “guanti gialli”). Ma non si vuole, in questa maniera, dire che bisogna lasciar morire in mare aperto questi poveri migranti (come invece fece qualcuno ad esempio a Marcinelle…). Basterebbe non farli partire proprio. Impiegare il 40% dei nostri disoccupati per creare nuova ricchezza. Aiutare i nostri 10 milioni di poveri. E, una volta che tutti gli italiani vivranno, quantomeno, in condizione dignitosa, aiutare questi poveri migranti a casa loro portando soccorso, aiuto e tutto quello che vogliamo. Solo così si potrà evitare questa pesantissima immigrazione che potrebbe portare a un’islamizzazione dell’Europa dove la donna è un essere inferiore e chissà quale altro regresso che non oso immaginare. Un’islamizzazione che, purtroppo, sta avvenendo, piano piano, quasi come fenomeno carsico, tramite l’arma demografica, con un’Europa sempre più vecchia e meno procreatrice invasa da baldi giovani aitanti che “scappano” dai vari paesi islamici a causa della guerra (anche se bisogna capire chi fa realmente la guerra se i baldi giovani aitanti vengono da noi…) che procreano a ritmi serrati (basti pensare il dato che in 4 capitali europee il nome Maometto è il primo utilizzato per i nuovi nati). Senza dimenticare che un’islamizzazione dell’Europa, con questi presupposti, comporterebbe la cancellazione dei nostri valori e della nostra storia cristiana greco-latina. Bè, per la felicità di qualcuno che, rifacendosi al fatto che l’Italia sia uno stato laico, vuole iniziare a togliere i crocifissi dalle aule scolastiche per non “creare imbarazzo alle altre religioni”. Va bene, quando le altre religioni, il primo Islam, farà altrettanto nelle proprie terre (magari anche passando qualche satirella sulla propria religione come facciamo noi della nostra) e questi laici benpensanti andranno a lavorare a Natale, a Pasqua e in un tutte le feste cattoliche, potremmo allora iniziare a dialogare tra gente, quantomeno, non ipocrita!

Alain Calò