E’ troinese o sperlinghese il contadino della foto di Robert Capa di 75 anni fa?

Robert Capa l’ha scattata a Sperlinga o a Troina quella foto di 75 anni fa che ritrae l’anziano piccolo contadino incurvato dal duro lavoro dei campi con il lungo nodoso bastone in mano che dà delle indicazioni allo stangone soldato americano piegato sulle gambe? Forse stava indicando la strada imboccata dai soldati tedeschi in fuga? Ci sono due risposte a quella domanda. Risposte che, com’è naturale, si escludono a vicenda. Quel geniale e coraggioso reporter di guerra non ci ha lasciato alcuna indicazione che ci consenta di avere, a distanza di 75 anni, una risposta univoca tale da dissipare ogni dubbio. Non c’è da meravigliarsi, se in ognuna delle due risposte si ritraccino componenti campanilistiche. Va da se che i troinesi sono sicuri che quella foto fu fatta a Troina subito dopo quei 5 giorni di bombardamenti da parte delle forze alleate angloamericane sul paese. Furono cinque giorni, dal 31 luglio al 5 agosto del 1943, che ai troinesi di allora sembravano che non finissero mai. Ma altrettanto sicurezza mostrano gli sperlinghesi nel sostenere che quella foto Capa l’ha fatta nelle campagne del loro paese. Lo sfondo della foto evoca la contrada Caucirì, che si trova nelle campagne di Troina. In quel contadino che compare nella foto molti ritengono di riconoscere il contadino Giovanni Maccarrone, che allora aveva l’età di 59 anni. Si racconta che qualche giorno dopo Giovanni Maccarrone fu ucciso da un colpo di fucile sparato da un soldato tedesco, che l’aveva visto mentre dava indicazioni al soldato americano. Fu n gesto di vendetta. Non sono assolutamente convinti di questa spiegazione gli sperlinghesi. Per loro, il contadino ritratto in quella foto è lo sperlinghese Francesco Coltiletti, che morì nel 1950 all’età di 64 anni di morte naturale. Nel libro “I Siciliani” di Gaetano Savatteri si può leggere la testimonianza di Santa Coltiletti, la figlia di Francesco Coltiletti. Santa allora era una giovinetta di 16 anni. La foto fu scattata da Capa in contrada Ponte Capostrà, che si trova nella campagne di Sperlinga. Santa Coltiletti racconta che in contrada Ponte Capostrà il soldato americano incontrò suo padre che stava portando le capre all’abbeveratoio. Come molte famiglie di Sperlinga anche quella di Santa si era rifugiata in un casolare di campagna per non finire sotto le bombe lanciate dagli aerei sul paese. Il soldato americano chiese delle informazioni a Francesco Coltiletti. Non deve essere stata molto facile la comunicazione tra il contadino siciliano (troinese o sperlinghese che sia, di sicuro è siciliano) e il soldato americano. C’è da domandarsi in quale lingua si parlassero il soldato americano e il contadino siciliano. Capa non era solo un ottimo fotografo, che si limitava a ritrarre scene e paesaggi solo per il gusto estetico. Era molto attento anche ai messaggi che, in forma scoperta o subliminale, voleva trasmettere. Anche se tecnicamente è stata un’invasione lo sbarco in Sicilia il 10 luglio del 1943 degli eserciti angloamericani, il messaggio che doveva essere trasmesso all’opinione pubblica americana e naturalmente ai siciliani, e agli italiani ancora sotto il giogo del regime fascismo ormai in disfacimento, era quello di accreditarla come una liberazione a lungo attesa dai siciliani, che fraternizzavano con i soldati americani. La guerra che, come ammoniva il generale prussiano Karl von Clausewitz, è la continuazione della politica con altri mezzi, non si fa solo con le armi pesanti (bombe, fucili e cannoni). La si fa anche con le raffinate tecniche della psicologia di guerra.

Silvano Privitera