Una decisione di segno opposto rispetto al parere del Cga al quale si era appellato l’assessore Ruggero Razza e che aveva invece stabilito la legittimità delle nomine. “Nel leggere le motivazioni della sentenza – dice Razza – ho potuto rinvenire alcune delle ragioni di diritto che mi avevano portato a chiedere un parere alla sezione consultiva del Cga”, spiega adesso l’assessore.
L’articolo bocciato dalla Consulta disponeva il commissariamento di tutte le Asp e le aziende ospedaliere i cui direttori generali erano in scadenza, blindandone la posizione. Tutti sono stati dichiarati illegittimi, a eccezione di quelli nominati successivamente dall’assessore Razza alla guida dell’Asp di Caltanissetta (Marzia Furnari), Asp Enna (Tonino Salina) e papardo di Messina (La Paglia). Anche Giuseppe Giammanco, direttore dell’Asp, essendo stato nominato successivamente nel ruolo di direttore generale, non commissario, non è coinvolto dalla pronuncia della Consulta. Quelle interessate dalla sentenza sono una decina: Policlinico Palermo, Civico, Villa Sofia Cervello, Trapani, Agrigento, Palermo, Ragusa, Messina, Policlinico Messina. Adesso il governo regionale può nominare i nuovi vertici ma le strade sono due: confermare temporaneamente gli attuali, tutti ammessi all’albo nazionale, in attesa che la commissione d’esame regionale che si insedierà venerdì fatta una short list tra i candidati manager che hanno fatto domanda, oppure procedere direttamente alla nomina dei direttori generali scegliendoli dall’albo nazionale. L’assessore per ora non si sbilancia: “Più tardi, dopo un approfondimento giuridico, relazionerò alla giunta che si riunirà nel comune di Ustica”.
A rivolgersi alla Corte Costituzionale è stato il presidente del Consiglio dei Ministri. La Sicilia non si è costituita in giudizio e non ha difeso la norma di Crocetta. I giudici hanno sposato la tesi del governo nazionale e dell’Avvocatura dello Stato e considerando la materia delle nomine in sanità come competenza concorrente di Stato e Regione. Secondo la sentenza “la legge regionale viola i principi di logicità e buon andamento della pubblica amministrazione e si pone in contrasto con le norme nazionali. Di fatto tutti i vertici delle aziende sanitarie siciliane sono stati illegittimamente prorogati e sono, allo stato, da ritenere decaduti”.
L’assessore alla sanità, il governo e la Regione possono nominare nuovi commissari in attesa dei direttori generali in base a requisiti specifici così come previsti dalla precedente legge in vigore e devono, al più presto, completare le procedure e procedere alle nomine dei nuovi manager in base all’albo nazionale, a quello regionale in predisposizione, e con criteri chiari che rispecchino le norme. Per effetto della sentenza resta da chiarire se tutti gli atti adottati in quest’ultimo anno o poco più abbiano efficacia o meno visto che sono stati assunti da direttori generali illegittimamente nominati ancorché in vigore di legge impugnata. Una questione che verrà dopo ma che non è del tutto scontata nell’esito.
by palermo.repubblica