Troina: In ricordo di Porino giustiziato dai Normanni per essersi ribellato alle loro angherie

Un paio di anni fa una ricercatrice dell’Università di Cambridge mi ha chiesto di organizzarle un incontro con un gruppo di osservatori privilegiati per conoscere quali delle vicende della plurimillenaria storia di Troina occupasse il posto di maggiore interesse nella memoria e nell’immaginazione collettiva dei troinesi. A questa conversazione partecipai anch’io. La ricercatrice ne parlò con altri osservatori privilegiati. A queste conversazioni io non c’ero. Ma dei risultati di quest’incontri mi informò. Le vicende della lunghissima storia di Troina che i suoi abitanti considerano di maggior rilievo, sono quelle seconda metà dell’XI sec. d.C. segnate dalla presenza dei Normanni. I troinesi le ricordano con un certo orgoglio perché la città e il suo ceto dirigente di allora, composto prevalentemente da notai, ebbe un ruolo non trascurabile nella riconquista della Sicilia alla cristianità e nella costruzione del Regno normanno di Sicilia che, negli equilibri politici Europa dell’XI secolo d.C. aveva lo stesso peso dei Regni d’Inghilterra e di Francia.
E’ comprensibile che nell’immaginario collettivo dei troinesi un posto di rilievo l’occupi il Gran Conte Ruggero al quale sono intitolati la piazza e la via principale del centro storico. A popolare l’immaginario collettivo ci sono altri personaggi normanni parenti stretti del Gran Conte Ruggero: la moglie Giuditta, la figlia Busilla andata in sposa al re d’Ungheria Colomanno, i figli Ruggero, che fondò il Regno di Sicilia, e Simone e il nipote Serlone. In quei colloqui che la ricercatrice ebbe con le personalità più in vista di Troina non si fece alcun cenno a Porino, sul quale pesa una sorta di damnatio memoriae. Eppure anche Potino meriterebbe di essere ricordato, magari intitolandogli una via. Porino guidò la ribellione dei troinesi di allora contro i Normanni. Quella rivolta finì male e Potino ci rimise la pelle. Ma quali furono i motivi di quella rivolta dei troinesi di allora contro i Normanni? Qui bisogna avere chiare alcune cose.
Come giustamente ricorda Francesco Renda nella sua monumentale Storia della Sicilia, la conquista normanna fu un’impresa elitaria, “qualche centinaio o qualche migliaio di cavalieri amanti dell’avventura, che avevano imposto il loro dominio ad una paese che sconoscevano del tutto e nel quale erano del tutto sconosciuti: non ne parlavano e non comprendevano la lingua che nel paese si parlava, dal momento che ad abitarlo non era una sola etnia, e nemmeno vi si professava una sola religione”. Giunti a Troina, i Normanni si accamparono nelle case dei troinesi e non si fecero scrupolo di allungare le mani sulle mogli e le figlie dei troinesi. Sopporta oggi e sopporta domani, arrivò il giorno in cui non sopportarono più e, approfittando dell’assenza dei conte Ruggero, che se ne era andato a Nicosia con i suoi a combattere contro gli Arabi, i troinesi insorsero e costrinsero la contessa Giuditta e gli uomini rimasti a difenderla a rinchiudersi nella zona più inaccessibile del castello. Avvertito di quanto stava accadendo a Troina, il Gran Conte Ruggero fece di gran corsa ritorno a Troina e sedò la rivolta compiendo una strage di troinesi. Altri si salvarono fuggendo. Racconta Goffredo Malaterra, il monaco benedettino al seguito del Gran Conte Ruggero di cui ne scrisse la storia, che Porino e i suoi principali complici furono catturati ed impiccati perché fossero di monito agli altri.

Silvano Privitera