Fadda, Cgil Enna: Pensioni, cosa sta succedendo?

Sono tantissime le chiacchere che girano, da settimane, sulle pensioni.
Ne parliamo con Sigfrido Fadda:
“Esaminiamo qualche annuncio che, giornalmente, viene divulgato. Cominciamo da QUOTA CENTO e cioè la sommatoria derivante dell’età anagrafica e degli anni di contribuzione che deve fare 100. Non si sa nulla su come verrà congegnata. Non si nulla se per quota 100 sarà prevista un’età per accedervi, non si nulla su quando comincerà ad essere applicata, non si sa nulla sulla sostenibilità del costo che essa comporta. “A meno che un lavorare non abbia parecchi anni di piena contribuzione e con importi contributivi consistenti, essa è un provvedimento contro la nostra provincia, contro la Sicilia e contro il Meridione”, afferma subito Sigfrido Fadda, segretario provinciale della CGIL Pensionati. Infatti la mancanza di lavoro, l’uso del lavoro a singhiozzo, la piaga del lavoro nero, la disoccupazione e le incredibili tipologie di contratti messi in atto dai governi precedenti, fanno raggiungere con difficoltà e a malapena il minimo contributivo dei 20 anni. Quindi quella persona che riuscisse a racimolare i 20 anni di contributi, con la quota 100 potrebbe andare in pensione a 80 anni. Infatti 80 più 20 fa 100.
La sensazione è che il Governo si trovi di fronte ad una enorme incertezza e confusione e, probabilmente, ad una notevole impreparazione. Gli annunci roboanti, la propaganda, le promesse elettorali, non riescono a trovare gambe per camminare. Nessun accenno a far pagare le tasse ai grandi evasori , nessun provvedimento per recuperare i soldi della corruzione e delle tangenti. Continuiamo con l’intervento sulle PENSIONI D’ORO: Il Governo si sta rendendo conto che con il taglio delle cosiddette pensioni d’oro, racimola pochi soldi e non quelli annunciati o sperati. Si era cominciato con pensioni al disopra di 5.000 euro lordi, poi si è passati a 4.000, qualcuno ha parlato di 3.000 euro, ma anche questo non basta. La cosa più preoccupante è che il Governo possa mettere mano a tutte le pensioni, con una trattenuta per tutti, anche i pensionati al minimo. Questo provvedimento sarebbe uguale a quello di “rubare le caramelle ai bambini” o, se si preferisce, “sparare nel mucchio”. Si avrebbe cioè una trattenuta mensile, operata d’imperio, sulla pensione in godimento. Passiamo all’ETA’ PENSIONABILE E ANNI DI CONTRIBUTI: non è dato sapere quale sia l’idea circa un’età minima per poter accedere alla pensione né quanti anni di contributi saranno necessari.
Pare, inoltre, che si vogliano elevare le pensioni minime a 780 euro al mese.
La sensazione è che il Governo si trovi di fronte ad una enorme incertezza e confusione e, probabilmente, ad una notevole impreparazione. Gli annunci roboanti, la propaganda, le promesse elettorali, non riescono a trovare gambe per camminare. Infatti il problema fondamentale dei vari provvedimenti che vengono annunciati si chiama COMPATIBILITA’ DI BILANCIO, in parole povere vuol dire dove si devono trovare i soldi. Per questa ragione adesso si parla di gradualità e qualche intervento che veniva annunciato come imminente è slittato al 2019. Nessun accenno a iniziare percorsi condivisi, nessun accenno a recepire proposte, nessun accenno a riaprire un confronto con i Sindacati dei pensionati i quali hanno proposte precise, esperienze e grandi professionalità al loro interno. Infatti i Sindacati confederali CGIL CISL e UIL avevano chiesto al governo che il massimo dei contributi venisse fissato a 41 anni invece dei 43 attuali, che venisse valorizzato il lavoro di coloro che curano i familiari disabili, con handicap o gli anziani, che venisse messa in essere la rivalutazione annuale delle pensioni, che ai giovani, futuri pensionati, venisse assicurata una pensione dignitosa, che il Governo varasse un piano nazionale per creare lavoro dato che il Fondo pensioni viene alimentato esclusivamente dai contributi di quelli che lavorano. Nessun accenno per far pagare le tasse ai grandi evasori , nessun provvedimento per recuperare i soldi della corruzione e delle tangenti.
Sono convinto che i parlamentari eletti nella nostra provincia e nelle altre, interverranno nei confronti dei loro colleghi di governo, per non permettere che la crisi generale la paghino i pensionati. I pensionati, infatti, in province povere quali quella nostra, costituiscono una parte rilevante dell’economia. Si pensi che i pensionati della provincia di Enna sono circa 42.000 e, mensilmente, contribuiscono all’economia con non meno di 25/26 milioni euro. Intaccare le pensioni vuol dire impoverire ulteriormente questo territorio”.