La trasformazione di una comunità di contadini in un comune di zolfatari nel libro “Sikelia”

Con il suo secondo libro “Sikelia. Miniere di zolfo. Villarosa di Sicilia”, Salvatore Giuseppe Trapani torna ad occuparsi delle miniere di zolfo. Nel primo libro “Donna Flo. Il Parco minerario Floristella-Grottacalda, un racconto lungo 14 anni 1984-1998…nelle terre di Castrogiovanni”, pubblicato tre anni fa, Trapani racconta la lunga gestazione dell’omonimo parco, durata 9 anni dal 1984 al 1993, di cui è stato presidente fino al 1998. Accogliendo la sollecitazione di padre Stagno, parroco della chiesa madre di Villarosa, comune dove è nato e vissuto fino all’età adulta, nel corposo libro “Sikelia” Trapani descrive minuziosamente la storia delle 24 miniere di zolfo di Villarosa, “riassunte come Sikelia dal nome della società per la gestione delle zolfare che nel 1909 fece il suo ingresso a Villarosa”. Sikelia, società anonima esercizio miniere ed industrie zolfi, era stata fondata nel 1908 a Catania dall’inglese Robert Trewella, giunto in Sicilia nel 1860 al seguito di Giuseppe Garibaldi. Ad estrarre zolfo dal sottosuolo del territorio di Villarosa si cominciò nella prima metà dell’Ottocento per finire nella seconda metà del Novecento. La prima ad essere aperta fu la Garciulla nel 1827. L’ultima quella aperta dalla Sikelia nel 1909. Le miniere trasformarono Villarosa da un feudo in cui i contadini coltivavano grano, sotto il dominio di proprietari latifondisti, in un comune di zolfatari. Scrive Trapani che “nei primi anni del ‘900 a Villarosa se ne contavano 1352 su un totale di 2312 zolfatari del circondario di Castrogiovanni e raggiunsero il numero 3148 nel 1909”. Il 1909 è l’anno in cui la Sikelia costruì la ferrovia privata per trasportare lo zolfo estratto dalle miniere Gaspa e Respica alla stazione ferroviera di Villarosa e da qui alle raffinerie di Catania dove lo zolfo veniva lavorato. “Senza dubbio in Sicilia era stato lo zolfo a prendere, nel secolo XIX, il posto nel commercio esterno che era stato per molti secoli occupato dal grano”, scrive lo storico francese Maurice Aymard nel libro collettaneo “La Sicilia dall’Unità ad oggi”. Nel 1890 la Sicilia assicurava l’80 per cento della produzione mondiale d zolfo. Ma il ciclo dello sfruttamento dello zolfo in Sicilia non va oltre i due secoli. Lo sfruttamento dello zolfo in Sicilia era modellato entro le strutture economiche latifondo con i suoi proprietari terrieri assenteisti e gabelloti ostili a qualsiasi innovazione tecnologica. La scoperta di zolfo negli Usa e il sistema Frash di fusione dello zolfo nel sottosuolo, segnarono l’inizio della fine delle miniere di zolfo in Sicilia. Per scrivere la storia delle miniere di Villarosa, che occupa la prima parte del libro, Trapani ha attinto le notizie dai documenti conservati negli archivi di Stato di Enna e Caltanissetta e nell’archivio storico comunale di Enna. Documenti che Trapani, su concessione del Ministero per i beni e le attività culturali e del comune di Enna culturali, ha riprodotto nel suo libro.

Nonostante le garbate sollecitazioni della prefettura di Caltanissetta e del Corpo reale delle miniere della Sicilia a dotarsi di piani di sicurezza delle miniere, gli esercenti non facevano nulla per rendere sicure le condizioni di lavoro. Frequenti gli incidenti sul lavoro. Venivano impiegati anche bambini al disotto dei 9 anni, che era il limite minimo consentito dalla legge Berti del 1886. Nella seconda parte del libro, Trapani passa in rassegna leggi, regolamenti e circolari sull’estrazione dello zolfo e sul lavoro nelle miniere di zolfo prodotte, nel corso di due secoli, dal Regno delle Due Sicilie, Repubblica italiana e Regione siciliana. Per gli studiosi di storia locale che, con le loro ricerche, vogliono dar conto degli effetti che le miniere di zolfo hanno sulla comunità di Villarosa, libro di Trapani, per la notevole quantità di documenti che contiene, è uno strumento di studio del quale non possono fare a meno.

Silvano Privitera