Protesta latte, 20 pastori bloccano galleria a Regalbuto, domenica si “ripete”

Una ventina di pastori hanno bloccato la galleria di ingresso a Regalbuto aderendo alla protesta dei loro colleghi sardi. Gli allevatori chiedono che anche in Sicilia siano rivisti i costi del latte.

Sarebbe prevista per domenica prossima una manifestazione nei pressi di Dittaino, alle 11, per proseguire le proteste, con sversamento del latte in segno di protesta.
Sempre stamattina alcuni allevatori si sono radunati a Poggioreale, nel trapanese dopo avere annunciato, attraverso un tam tam social, lo sversamento di tremila litri di latte. “Proseguiremo con le proteste e il prossimo appuntamento è per domenica in provincia di Enna – spiega Domenico Bavetta, l’imprenditore agricolo e tecnico agrario che ha radunato i colleghi del settore a Poggioreale -. Chi comanda il prezzo del latte è il pecorino romano. Diminuendo il prezzo del formaggio, deve diminuire quello del latte. La Sicilia però si deve svegliare. Noi non volevamo arrivare a questo. Vedere tutto questo latte a terra mi fa solo rabbia”.
Martedì sono stati convocati dal presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, insieme alle associazioni di categoria. “Condivido – dice il Governatore siciliano – la preoccupazione del comparto zootecnico e ritengo sacrosanta la civile protesta. Martedì vorrò raccogliere le loro istanze e trasferirle su un tavolo di confronto con il ministero per le Politiche agricole. Serve fare squadra ed evitare che nella filiera si possano determinare comportamenti sleali, a danno dei produttori onesti”.

Fare come in Sardegna, è la parola d’ordine che circola tra gli allevatori dell’ennese
Tra gli allevatori dell’ennese sta prendendo corpo l’idea di fare come stanno facendo gli allevatori sardi. Un gruppo di loro colleghi delle province di Trapani, Palermo e Agrigento quell’idea l’hanno già tradotta in pratica versando latte sulla strada statale 624 vicino a Poggioreale nel trapanese. A sentire le voci che circolano tra gli allevatori locali, è’ molto probabile che fra qualche giorno possa estendersi anche nell’ennese la clamorosa protesta dei pastori sardi nei confronti degli industriali della trasformazione lattiero-casearia che, facendo cartello, gli pagano il latte a 60 centesimi al litro. La situazione di disagio e difficoltà in cui versano gli allevatori dell’ennese e siciliani in generale ha una sua specificità che la distingue per molti aspetti da quella dei pastori sardi. Nell’economia della provincia di Enna fortemente terziarizzata l’agricoltura in generale e la zootecnia in particolare, nonostante le difficoltà in cui versano, hanno ancora un’importanza notevole in termini di reddito e di occupazione. Le produzioni zootecniche costituiscono una risorsa di rilievo. Agli agricoltori e allevatori dell’ennese mancano le strutture per la trasformazione e commercializzazione associata dei prodotti agricoli e zootecnici. La carenza di queste strutture li pone in condizioni di debolezza sul mercato perché ne diminuisce il loro potere contrattuale. Non è da sottovalutare la scarsa attitudine all’associazionismo. Non è facile superare la diffidenza degli allevatori locali nei confronti di strutture associative operative esterne rispetto alle proprie aziende a cui affidare la trasformazione e commercializzazione del latte e delle carni prodotte. In uno studio condotto da Diste di Palermo sull’economia della provincia di Enna alcuni anni fa, quella dell’importazione di carni era a voce più consistente. Da allora è cambiato poco o nulla. Diverse sono le cause del debole potere contrattuale del comparto zootecnico nei confronti dell’industria di trasformazione, che riescono ad imporre agli allevatori prezzi bassi non solo di vendita del latte, ma anche di vendita delle carni. Il prezzo di vendita degli animali per la macellazione, associato all’alto costo dei mangimi, non è remunerativo per gli allevatori. Tra queste cause, ha un peso non trascurabile la dispersione delle aziende che impedisce la concentrazione e l’omogeneità della produzione. Pochissime aziende inoltre fanno il finissaggio, che è la fase finale di ingrasso dell’animale prima della macellazione, perché non ne hanno convenienza.

a cura di Silvano Privitera