Il dopo Ferlauto all’Oasi Maria SS di Troina

Troina. Era una convinzione diffusa che all’Oasi Maria SS, dopo la scomparsa di padre Ferlauto, che ne fu il fondatore e guida indiscussa fino alla fine dei suoi giorni, non ci sarebbe stato un successore con le sue stesse caratteristiche. Anche Ferlauto si chiedeva chi avrebbe potuto prendere il suo posto e continuare ‘la gestione e lo sviluppo dell’Opera’ allo stesso modo di come lui l’aveva guidata per più di mezzo secolo e quali caratteristiche avrebbe dovuto avere il suo successore. Non era facile trovare una risposta semplice ad una domanda coì complessa. Ma Ferlauto, essendo stato un prete che credeva in Dio, come a lui piaceva definirsi, risolveva la questione a modo suo mettendola nelle mani di Dio. “Se l’Oasi è veramente opera di Dio, Dio continuerà il suo programma e Cristo, Grande Socio dell’Oasi, assolverà i compiti di Socio di maggioranza”, scrisse Ferlauto nel suo testamento spirituale. Non è il caso di scomodare Max Weber per dimostrare che una fede religiosa intensamente vissuta possa avere effetti nella conduzione di imprese aventi ricadute economiche rilevanti. Ferlauto ha fondato e guidato l’Oasi Maria ispirandosi ad una concezione organicistica, gerarchica e centralistica che non ammette il conflitto e richiede una forte disciplina e una subordinazione che non si discute. Una manifestazione di questa concezione la si coglie in un dettaglio, ma nel dettaglio spesso si nasconde la verità. Il dettaglio è in quegli articoli dello Statuto dell’Associazione Oasi Maria SS che spiegano come si deve intendere il voto di ubbidienza dei volontari e delle volontarie. Con il voto di ubbidienza, recita l’art. 1 della sezione ‘Ubbidienza’ del cap. III, “…il volontario si offre interamente a tutta la volontà di Dio, non solo con adesione esterna, ma soprattutto con adesione dell’intelligenza e della volontà, accettando di obbedire ai Superiori che La rappresentano e alla regola”. Il volontario, ma forse è meglio dire la volontaria, considerata la prevalenza di donne tra i volontari, deve “uniformarsi all’indirizzo dei superiori”. E deve farlo “senza ombra di permalosità”. Rischia di essere dimesso dal presidente il volontario che “si ribella al Direttivo” (art. 1, cap. VIII). Era questa la concezione, che vedeva al comando una sola persona dotata di grande carisma, alla quale si ispirava chi ha guidato l’Oasi Maria SS per quasi 70 anni. Che così non si sarebbe più potuto andare avanti, hanno cominciato a pensarlo anche negli ambienti molto vicini a Ferlauto e tra i suoi collaboratori più stretti qualche anno prima della sua scomparsa. “Avere una sola persona alla guida della struttura è poco efficiente”, è il commento di uno dell’ambiente Oasi raccolto da un ricercatrice. E’ auspicato da molti il superamento, o meglio l’abbandono, di questa modalità di gestione centralistica del sistema complesso che è l’Oasi Maria SS come si è venuta a configurare dagli anni ‘80 ad oggi. Una gestione più collegiale e meno centralistica, che coinvolga tutte le componenti interne all’Oasi Maria SS, è quella ritenuta più adatta per governarla nel dopo Ferlauto. “Un gruppo misto di soggetti in collaborazione tra loro che avrebbero la possibilità di confrontarsi sulle tematiche giornaliere ed elaborare decisioni consone in prospettiva di crescita”, è l’opinione di un componente del management con il quale ha parlato la ricercatrice. L’Associazione Oasi Maria SS, oltre a gestire l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) con quattro dipartimenti per lo studio multidisciplinare delle cause congenite ed acquisite del ritardo mentale e dell’involuzione cerebrale senile, fa parte della Fondazione Oasi Città Aperta costituita nel 1999 d’intesa con le società responsabilità limitata Oasi Maria SS e Villaggio Cristo Redentore. La Fondazione è la holding di un gruppo di società a partecipazioni incrociate, che occupano complessivamente circa 800-900 dipendenti e gestiscono risorse finanziarie di 30 milioni di euro l’anno. E’ fortissimo l’impatto che ha il gruppo Oasi Maria SS sulla politica e sull’economia assistita di un paese di 9000 abitanti. Continuare a gestire questo complesso sistema alla maniera con la quale è stato gestito da Ferlauto diventa problematico perché il contesto è cambiato.

Silvano Privitera