Aidone. Giuseppe Pellegrino emigrato in Germania, con la passione della musica, preso dall’orchestra di fiati tedesca

Aidone. “E’ stato il coronamento di un sogno potere suonare con 150 professionisti nel teatro Massimo di Saarbrücken”. Giuseppe Pellegrino, classe ’86, il giovane aidonese scelto per suonare nell’importante orchestra di fiati tedesca, non sta nella pelle. Lui, uno dei tanti casi di giovani emigrati alla ricerca di un lavoro per assicurare ai suoi cari una vita economicamente più serena, si è trasferito, più di un anno fa, con la famiglia, nella regione tedesca della Saar, dove si concentrano moltissimi aidonesi e siciliani. Due i chiodi fissi di Giuseppe: l’amore per la sua terra e la passione per la musica. Pensava che il suo strumento, studiato anche tra mille difficoltà economiche, che aveva suonato per decenni, dovesse essere appeso al chiodo. Racconta Giuseppe: “Sono attaccatissimo al mio paese, Aidone, dove spero sempre di tornare al più presto. Amo la musica. La mia carriera di musicista inizia nel 1998 nella banda musicale “V. Bellini” di Aidone con il presidente Filippo Gervasi e l’allora maestro Simone Incardine, diplomato di tromba. A quest’ultimo devo tanto merito per una grande predisposizione nell’impostazione a suonare il basso tuba e un grande merito va anche al presidente Gervasi che non mi fece mai pagare un mese di lezioni perché io ero impossibilitato a pagare le lezioni, ma non per questo mai mi fu negato di imparare lo strumento. Suonai nella Bellini per 5 anni, fino a quando, per qualche frainteso, passai nell’altra associazione musicale: “Morgantina” diretta dal maestro Filippo Furbo, diplomato di clarinetto, dove suonai per 3 anni. Anche lì ebbi qualche problema perché, come gli angeli ribelli, non mi andavano certe cose. Nel susseguirsi degli anni suonai, per quasi tutta la Sicilia, nelle varie bande, facendomi apprezzare per il mio modo di suonare. Il cuore però mi diceva che dovevo tornare a suonare per il mio paese e per le nostre tradizioni e con grande umiltà chiesi di nuovo al presidente Filippo Gervasi di farmi tornare a suonare nella banda Bellini diretta attualmente dal maestro Ivan Florio, grande clarinettista e soprattutto grande musicista al quale sono molto grato per avermi dato di nuovo l’opportunità di suonare nel mio paese. Quest’anno, ho raggiunto 21 anni di esperienza musicale suonando non solo per il mio paese e per la banda del mio paese ma per tutta la Sicilia”. Giuseppe, subito dopo la sua partenza per la Germania, era molto triste “per il fatto che qui- dice – non hanno molta cultura bandistica”. Aveva sempre un pensiero ricorrente:”Come farò. Ho finito di suonare? Non nascondo che stavo cadendo in una piccola depressione”. Poi la svolta, inaspettata. “Sarà stata fortuna sicuramente- aggiunge -. Un giorno incontrai un ragazzo che, come per miracolo, suonava in un’orchestra. Mi invitò ad assistere ad una sua prova in sala dove trovai tutta gente laureata in musica e, in testa mia, dicevo cosa ci facessi là io. Ridevo, ma quando mi chiesero di provare a suonare con loro, ebbi timore per una mia possibile cattiva figura. Invece, non per vanto e nè per presunzione, lasciai tutti a bocca aperta, dicendomi in lingua tedesca, poi traducendomi un italiano:”Tu non devi avere paura perché sei un professionista senza titolo e devi essere fiero. Ti vogliamo qui con noi”. Mi sentii rincuorato e felice perché la musica fa miracoli: non importa che lingua parli perché la musica è lingua universale”. Giuseppe esalta il valore che la musica rappresenta ad Aidone: ”Nel mio paese – conclude- la musica è viva. Spero tanto che continui ad essere sempre più viva perché se sono diventato bravo devo tutto a chi musicalmente mi ha fatto crescere, dal primo maestro all’ultimo. In Aidone ci sono tanti talenti e ci sono due bande musicali che si impegnano per portar avanti il nome di Aidone togliendo decine di ragazzi per le strade. Il Comune dovrebbe aiutare tutte e due le associazioni perché sono realtà sane senza nessun introito economico ma solo con finalità folcloristiche e culturali”.

Angela Rita Palermo