A Leonforte presentato il libro sul gruppo folklorico Granfonte

Leonforte. In piazza Margherita è stato presentato il libro “Gruppo Folklorico Granfonte” di Tanino Piccione e Maurizio Di Fazio edito da Euno Ed.

Il libro racconta la storia di Leonforte attraverso i balli, le danze, i canti e i costumi del gruppo folklorico nato nel 1974 per volontà del maestro Giovanni Lo Gioco e del signor Gaetano Cannura, fornitore fino al 1984 delle scarpitte o scarpe di pelo. Il Gruppo folklorico Granfonte nacque per la ricerca e la divulgazione del canto popolare polivocale e della musica sacra, per conservare e tramandare le tradizioni popolari riproponendole nel ballo e nelle coreografie. I costumi e gli strumenti usati sono il “marranzanu”, il “friscaliettu”, la fisarmonica, il “bummulu”, “i ciaciani” e “u tammuru”. I costumi, grazie ad una approfondita ricerca riproducono quelli indossati dai contadini della fine del XIX e inizio XX secolo. Il presidente del gruppo Pippo Anselmo insiste molto nella peculiarità dei dettagli, quando mostra le foto del libro. Il fazzolettone o “muccaturi” per esempio; legato al collo degli uomini per preservare il colletto dell’unica camicia e il “fadili” o grembiule, che assolveva alla stessa funzione per l’unica gonna della massaia; raccontano una miseria dignitosa. Grazie alla riproposizione di questi vestiari il gruppo nel luglio del 2009 venne prescelto per rappresentare la Sicilia all’interno del calendario nazionale 2010 della F.I. T.P. ( Federazione Italiana Tradizioni Popolari) e a partecipare a Campobasso alla “Scalinata del Folklore”avente come tema i costumi regionali. Molte sono le partecipazioni del gruppo a eventi di notevole prestigio tutti elencati nel testo. Ai canti è stato de3dicato un capitolo. I canti ispirati al lavoro dei campi, delle miniere, alle festività sono di autori leonfortesi o evocano stornelli antichi. Del maestro G. Lo Gioco è “Viva lu carrettu” di F. Buscemi, P. Pappalardo e di C. Parano è “Suduri amaru” di Enzo Barbera e P. Manuele è “Amu lu me paisi” e anche agli strumenti di lavoro un capitolo è stato dedicato. Gli strumenti di scena sono quelli usat5i dai contadini: “u vastuni”, “a vurza”, “i panara”, “a pala” ecc…La scarpitta della copertina è quella che Tanino Piccione porta appesa al gilè. “E’ la scarpa di pelo di mucca che Tanu Cannura realizzò per me. Una scarpa difficile da indossare perché dura. I contadini la calzavano certi di poterla ammorbidire nelle pozzanghere sulla via per la campagna” dice Tanino “è un pezzo di stia leonfortese. E’ un pezzo di noi”. A curare la scrittura dialettale è stata la professoressa Giovanna Maria che nell’introduzione scrive: “ il criterio guida è stato quello della facilità di lettura. Speriamo di esserci riusciti. Chiediamo scusa per errori, sviste, infedeltà, arbitrarietà ecc…ma sulu cu nun fa nenti nun sbagghia nenti”.

Gabriella Grasso