Emigrazione giovanile preoccupa vescovi e amministratori locali siciliani. Roberta Delia lancia il grido di rabbia e di allarme. Perché non si ferma la tendenza al declino di Troina

Da un po’ di tempo vado spesso all’aeroporto di Catania per prendere l’areo o accompagnare qualcuno che deve prenderlo. Non è raro che incontri giovani con il trolley in mano pronti per imbarcarsi in aereo chi li porta in Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, Danimarca o anche nel Nord Italia, a Milano soprattutto, dove hanno trovato un lavoro. Alcuni di questi li conosco perché sono giovani troinesi, miei compaesani. Sono tanti questi giovani emigrati siciliani. Non a caso si parla di fuga di giovani verso l’estero o il Nord Italia. L’emigrazione giovanile siciliana è di proporzioni tali da suscitare le preoccupazioni di 132 amministratori siciliani, in gran parte del palermitano e del messinese, che hanno sottoscritto la lettera inviata al ministro per lo sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per chiedergli di fare qualcosa per combattere la disoccupazione e l’emigrazione giovanile. Ne suggeriscono una: fare diventare i loro comuni ‘zone franche giovani’ dove il giovane che vuol fare impresa sia esentato da imposte, tasse e tributi nei primi anni di attività. Tra i 132 amministratori siciliani che hanno sottoscritto questa lettera non ce ne sono dell’ennese. Probabilmente i promotori di quest’iniziativa non hanno avuto tempo e modo di proporre anche agli amministratori dei 20 comuni dell’ennese di sottoscriverla. Se gliela avessero proposto, l’avrebbero sottoscritta perché anche nell’ennese la disoccupazione e l’emigrazione giovanile hanno le dimensioni di un fenomeno di massa. Anche la Chiesa Siciliana è seriamente preoccupata. “In questo ultimo decennio si è assistito e si continua ad assistere a una crisi generazionale che vede la Sicilia sempre più povera e vecchia. I giovani guardano la nostra terra come luogo di non crescita, senza futuro: l’unica via è la fuga”, scrivono i vescovi siciliani nel loro documentato elaborato al termine della sessione invernale della conferenza episcopale siciliana di quest’anno. Ci sono giovani disoccupati ed emigrati anche a Troina, un comune di appena 9 mila abitanti, nonostante la presenza dell’Oasi Maria SS che nel 2018 ha avuto un bilancio di 40 milioni di euro. Grazie alla presenza dell’Oasi il declino di Troina è meno pronunciato rispetto a quello degli altri comuni, ma non per questo meno preoccupante. C’è da chiedersi perché non si ferma la tendenza al declino di Troina, sebbene non siano mancati i tentativi dell’amministrazione comunale per arrestarla. Sia il giovane disoccupato che resta nel proprio paese sia quello che invece decide di emigrare, vivono entrambi con profondo disagio queste loro scelte e le conseguenze che ne derivano. In questi giorni sta circolando tra i social la lettera alla Sicilia di Roberta Delia, una giovane donna di Messina, carica di amarezza e di rabbia perché il suo ragazzo è emigrato. Questo è l’incipit della lettera di Delia: “Cara Sicilia, ti scrivo con poco, pochissimo affetto. Sei riuscita a farne scappare via un altro. Prima i miei zii, i miei cugini, poi mio fratello, la mia amica e adesso anche il mio ragazzo. Il mio punto di riferimento vivrà a 1300 km”. La lettera, che non è molto lunga, va letta per intero. Ci sono dei passaggi che, per la loro asprezza e lucidità, colpiscono nel segno. Eccone alcuni: “…Sai, Sicilia, quando c’è di mezzo il futuro le tue ‘ricchezze’ valgono ben poco. Offri del cibo buonissimo e dolci tra i più gustosi del mondo…hai una mare immenso, spiagge da favola e panorami mozzafiato, che non riescono a dare un lavoro al mio ragazzo. Quindi, non mi illudo, so che le tue ricchezze non riusciranno a rendere meno triste la sua partenza…Sono arrabbiata con te Sicilia, li lasci andare via tutti così facilmente…Continuando così resterai sola. Ce ne andremo tutti… Probabilmente sarai la casa dei figli di papà, quelli che non hanno bisogno di trovare un lavoro…Come faccio a spiegarti il mio stato d’animo, Sicilia? Non Posso. Nessuna parola sarebbe mai in grado di spiegare che cosa si prova a vederli partire tutti e sentirsi, ogni volta, un pezzo di cuore in meno”. E’ un grido di dolore e di aiuto, quello di Delia e di tanti giovani siciliani e siciliane, che va raccolto. Ignorarlo è un gravissimo errore.

Silvano Privitera