La sagra delle pesche a Leonforte ha celebrato l’arte, la musica e lo shopping

Nel primo fine settimana di ottobre a Leonforte si svolge, da 38 anni, la Sagra delle pesche e, da qualche anno, pure dei prodotti tipici. Anche quest’anno la sagra ha celebrato l’arte, la musica e lo shopping con ritrovato entusiasmo indigeno e numerosa partecipazione forestiera. Street food all’insegna del più tipico dei nostri piatti: la salsiccia grigliata e della Settembrina, orgoglio dei nostri peschicoltori anche quest’anno penalizzati dall’allocazione in sagra (scomoda per chi ha da trasportare la o le cassette a piedi fino al lontano posteggio) e dai tanti venditori fuori sagra (agevolati invece dall’immediatezza dell’automobile). Luci e alcol, demonizzato prima e dopo ma tollerato in sagra anche per gli under 18, hanno visto quest’anno lo show-cooking e le Rosse. Una cinquina di Ferrari per gli amanti del “Welfie” che unisce “selfie” e “wealthy” e rappresenta la deriva 2.0 dell’ostentazione narcisistica per stupire e instupidire chi ancora cerca il nesso fra tipicità del prodotto locale e Ferrari. Eventi ludici a iosa ma eventi tecnici nessuno, nessun seminario o conferenza sulle modalità produttive e le possibilità di crescita economica, ma in compenso ci sono state tante altre cose: meno pertinenti con il soggetto della sagra, ma pur sempre cose. Parco Sottarco ha curato la zona storica con la personale “Maieutica” dello scultore Mario Termini e l’inaugurazione del “Cecio nero”: jusu arredato con mobilio di recupero e contaminazioni di moderno e abbandonato per l’esposizione e la valorizzazione dei prodotti culinari e culturali. Il posteggio in piazza Parano, annunciato come novità apportatrice di gaudio e sollievo per i tanti peripatetici a quattro ruote, non si è visto. Si vedrà l’anno prossimo per quest’anno c’era già troppo da vedere.
Gabriella Grasso