Sì, ai fini del suo mandato, e per la nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, obbligatoriamente e necessariamente un dirigente scolastico deve essere il garante della bellezza del suo Corpo Docenti. Di quella bellezza che si può scoprire all’interno di ogni cosa, nell’interiorità stessa dell’uomo, come pallido riflesso dell’eterna beltà.
Perché a scuola si formano gli uomini del futuro e perciò anche le società del domani, che sempre dovranno essere migliori di come sono nel presente. Questo è, invero, lo scopo ultimo della Scuola, perché è questa la sua più importante caratteristica e connotazione.
Ma se frasi significative e slealmente impegnative – che vedremo dopo – culminanti in una sorta di investitura contraria alla missione del docente, prendono il posto delle parole correttamente perbene in ambiente scolastico, vi è da chiedersi, e tutti dobbiamo chiederci, quanta parte il nostro insegnamento e la sua didattica, attraverso i quali tramandiamo il nostro livello di conoscenza alle generazioni a venire, abbia nel formare e consolidare gli uomini di quella razione di tempo che ancora non ha avuto luogo.
Se graficamente l’informazione è rappresentata con un punto, e la conoscenza viene rappresentata con una linea, la Scuola è per eccellenza lo spazio per l’ubiquità delle parole, quelle stesse parole che servono e nutrono il cuore pulsante della democrazia, ne rappresenta lo spirito più puro e la componente culturale più attiva. Al tempo stesso il docente ne è il custode.
La nostra Scuola è forse oggi più di prima attraversata da venti di sessismo fanatico e disperato, l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile si spende nei confronti delle donne in campo sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale, ciò soprattutto quando l’individuo, quello di ridotta statura morale, etica e professionale, ricopre la carica e ne usa le insegne per le sue frustrazioni sessuali.
Accade dunque che – vediamo adesso – nel corso dello svolgimento di alcuni Collegi dei Docenti di un Istituto dell’ennese in Sicilia, un Dirigente Scolastico perverta l’ordine dei valori scolastici e umani per intrudere sempre la stessa frase: «Lo sapete? a me piace il ciuf – ciuff », affermazione di chiara ed evidente allusione sessuale. Ma viene allora da chiedersi: se nel corpo dei Docenti fosse stata annoverata anche la figlia del ciuffaiolo? o la di lui madre ! si sarebbe egualmente il Dirigente scolastico esternato così mandrillamente?
Nella fattispecie – in Tribunale – il Personaggio ciuffaiolo accusa perduellio per essere lui stato definito con le etichette dell’ipocrisia e della furbescheria ad opera di un docente. Mah, boh. E, ancora: Mah, boh. Noi non dobbiamo vacillare di fronte all’orrore. Ancora una volta la conoscenza e il messaggio d’amore che la Scuola diffonde hanno dato la forza e la volontà di affrontare e vincere l’errore, perché il Personaggio, quel dirigente scolastico (scritto minuscolo) ha perso la causa nei confronti di qualcuno, un Docente (scritto maiuscolo), che dal Personaggio ha pure dovuto difendersi.
La tenacia, la tolleranza e l’afflato che la Scuola propone agli uomini, a tutti gli uomini, consentiranno all’umanità di elevarsi, restituendo la libertà e la speranza a tutti coloro che hanno appreso e assimilato il suo autentico ed irripetibile messaggio.
Nino Costanzo