Rilevazione biometrica presenze. Fsi-Usae: “dipendenti ASP di Enna non sono dei criminali”

L’organizzazione Sindacale Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, condanna la scelta operata dalla direzione generale della Asp di Enna in ordine alla scelta di utilizzare quale misura anti assenteismo la tecnologia biometrica, criminaliz­zando di fatto tutti gli onesti lavoratori che ogni giorno si recano al lavoro e cedono alla stessa grande pro­fessionalità.

Da tempo la Fsi-Usae rappresentata sul territorio della provincia di Enna dal Segretario Territoriale Pier Pao­lo Di Marco (nella foto) ha cercato il dialogo con l’amministrazione al fine di condividere le scelte da operare in ordine alla scelta di combattere il deprecabile fenomeno dell’assenteismo nella pubblica amministrazione.

Di contro la direzione generale ASP è rimasta sorda agli appelli di questa Organizzazione Sindacale e con lucida determinazione ha portato avanti la scelta di utilizzare la tecnologia biometrica, in assenza della valu­tazione di impatto (obbligatoria) che avrebbe condotto alla individuazione delle eventuali categorie di lavo­ratori a cui applicare questa modalità di rilevamento della presenza.

Il garante della privacy ha affermato infatti che tale tecnologia si ritiene utilizzabile solo quando è effetti­vamente necessaria e non surrogabile da altra tecnologia (già in uso) meno invasiva e egualmente idonea allo scopo.

L’introduzione di questa tecnologia difatti viola la privacy dei lavoratori, e non è una opinione del sindacato, a seguito del recepimento della nuova normativa unionale a cui il garante della privacy si è immediatamen­te adeguato ponendo seri limiti, e a cui si aggiunge il parere già espresso dal nuovo Ministro della Funzione Pubblica Fabiana Dadone che ha disposto il divieto di utilizzo di tale tecnologia a favore altresì dell’utilizzo di sistemi di vi­deosorveglianza nel rispetto dei principi di legalità, finalità, necessità, pertinenza, proporzionalità e non ecce­denza rispetto agli scopi della legge, asserendo che l’utilizzo massivo di questa tecnologia su tutti i dipen­denti di fatto li criminalizza.

Non possiamo dunque che ribadire e rivolgere l’invito a questa amministrazione a porre rimedio operando scelte condivise ed in armonia al quadro normativo, permettendo l’esercizio del diritto all’oblio, stante il rispetto del primato della norma di diritto derivato europeo ed i cui effetti si dispiegano alla prassi ammini­strativa, che condurrebbe di fatto ad una eventuale sanzione.