Incontrare Antonio Giaimo a Enna

Enna. E’ l’aspetto a tornare familiare: l’abbigliamento, la stazza, l’altezza, la coppola, le fantasie a quadri di quell’abbigliamento che racconta un’epoca: gli anni ’60, gli anni fulgenti di Antonio Giaimo: “persona indefinita ed elegante” che ha fatto del giornalismo il suo passaporto di vita per attraversare le frontiere del rischio e della ricerca.
Ad assumere le sembianze del giornalista ennese, l’attore Vito Ubaldini, per dare lettura e interpretazione di alcuni suoi frammenti di vita, nella serata a lui dedicata, al Kenisa a cura del regista Gianluca Sodaro.
Giaimo manca già da un anno, dalla finestra di casa sua, poco distante dal locale, delle luci rosse e una voce in sottofondo risaltano il vuoto da lui lasciato dinnanzi a quelli che, ieri, han voluto esserci: amici, colleghi, conoscenti o anche solo curiosi del “personaggio” che il “giornalista dei due mondi” incarnava.
E poi pare di rivederlo a pochi metri di distanza con quegli occhi sognanti e nostalgici attraverso la testimonianza del fratello Calogero.
Il soggiorno a Colonia (Germania) e poi a Montevideo (Uruguay), il ritorno a Enna narrati dall’attore, la lettura di articoli di giornale sulla situazione archeologica del tempo, rivelano il genio che dimorava e divorava Giaimo: sregolato e preciso, gioviale e rigoroso.
Incontrarlo casualmente a Enna fino a qualche tempo fa, era cosa assai frequente; parcheggiata la sua utilitaria in centro, andava a caccia dell’Altro per onorare le parole come scambio, la relazione come possibilità di arricchimento umano.
In questi lunghi incontri, spesso anche al caffè letterario, Giaimo offriva al fortunato interlocutore ( un po’ meno se quest’ultimo aveva fretta), la sua visione del mondo, delle donne, del giornalismo.
All’Altro donava le sue sudate perle di saggezza e le regole del vivere secondo etica e dignità. Erano i ricordi di anni vissuti all’insegna del rischio, della passione e della necessità di raccontare con esattezza il Fatto, l’Accaduto.
Estratti di inchieste giornalistiche, clip fotografiche e video interviste, a cura di Concetto Prestifilippo, con le musiche di Michele Di Leonardo, la direzione artistica Walter Amorelli, e con il contributo del video-artista Simone Scarpello, hanno ben sintetizzato tutto ciò è stato per sé e per gli altri.
Chi lo ha conosciuto e gli è stato accanto non può non ricordare con immenso affetto quei preziosi momenti trascorsi “peri peri”, e chi non ne ha avuto la possibilità sarà di certo rimasto affascinato da un uomo definito come “affabulatore” e “missionario” dalla figlia Mariangela che, con un video messaggio, ha ringraziato i presenti per questa “carezza” verso il padre.
Manca Giaimo, nelle lunghe o fuggevoli chiacchierate, nei silenzi; che ne sarà di lui fra i giovani, e nella memoria collettiva di Enna?
E noi, da soli, senza di lui, ce la facciamo?

“Le idee sono più vive degli uomini, è grazie alle idee che gli uomini vivono ed è per esse che moriranno senza fiatare”
Alberto Caraco (Breviario del caos)


Livia D’Alotto