Il contributo dei troinesi alla Resistenza contro i nazifascisti

Di due troinesi, Angelo Arona e Salvatore Pellizzeri, si sapeva che erano stati partigiani nella Resistenza contro il nazifascismo. A Pellizzeri ed Arona, che furono trucidati dai nazifascisti, rispettivamente, sul ponte Bormida di Monesiglio in provincia di Cuneo e su un ponte del fiume Lamone vicino a Ravenna, il consiglio comunale di Troina, con la delibera n. 4 del 4 marzo 1951, intitolò due vie della parte bassa del quartiere Scalforio. Un gruppo di troinesi iscritti all’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), pensando che debbano esserci altri partigiani troinesi, ha avviato una ricerca negli archivi di diversi istituti di storia della Resistenza sparsi in Piemonte. Fino ad ora la ricerca ha ne ha individuato altri 6. Dalla banca dati del Partigianato piemontese dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” sono venuti fuori i nomi di altri 6 troinesi partigiani: Salvatore Liardo, Angelo Santoro, Davide Stazzone, Antonino Vitale, Silvestro Zitelli e Francesco Zuccarelli. Tutti e sei sono usciti vivi dalla lotta al nazifascismo. Di Arona e Pellizzeri pochissimi a Troina sapevano chi fossero perché di loro non se n’è mai parlato, degli altri 6 partigiani non c’è nulla che li ricordi. “Ci impegneremo per non lascare cadere nell’oblio i nomi di quei troinesi che hanno partecipato alla Resistenza”, dichiarano gli iscritti di Troina all’Anpi. Dalla loro ricerca è emerso un dato interessante: Zuccarelli, nome di battaglia ‘Silvio il cit’, e Stazzone, nome di battaglia ‘Sander’, erano nati a Troina ma emigrati a Torino negli anni ’20 e ‘30 del Novecento con le loro famiglie. In quegli anni a Torino c’erano molte fabbriche che avevano bisogno di manodopera. Gli altri 6 partigiani troinesi, che risiedevano a Troina, furono chiamati a fare il servizio militare dallo stato fascista ed assegnati nelle caserme dislocate in Piemonte e in Romagna. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, per i militari italiani che si trovano al nord il rischio di essere deportati dai tedeschi in Germania era concreto. Questo rischio spinse i soldati a fuggire. A quelli che abitavano al nord, come Stazzone e Zuccarelli che risiedevano a Torino, fu più facile ritornare in famiglia. Per quelli che abitavano al sud, come i sei soldati troinesi, era impossibile. Di aderire alla repubblica sociale di Mussolini non ci pensavano per niente, di farsi catturare dai tedeschi era un pericolo al quale volevano sottrarsi, non gli restava altra scelta, dopo una breve fase di sbandamento, di entrare con convinzione nelle formazioni partigiane e battersi con coraggio contro i nazifascisti anche al prezzo della vita.

Silvano Privitera