La Commissione Ue apre un’indagine sul dumping cinese per l’alluminio
Italpress - 17/02/2020

L’indagine determinerà se barre, profilati, cavi e tubi prodotti in Cina sono venduti nell’Ue sottocosto e se le importazioni oggetto di dumping hanno causato un danno all’industria europea.
La procedura avviata dalla Commissione europea è totalmente in linea con la visione di FACE e le azioni che la Federazione porta avanti da oltre vent’anni a sostegno dell’industria europea, difendendo gli interessi di tutto il settore dell’alluminio a valle: produttori di semi-lavorati, di getti di fonderia, di parti e componenti di alluminio lavorato e dei consumatori finali.
“La nostra associazione – spiega il segretario generale di FACE, Mario Conserva – considera la overcapacity cinese come una tema di priorità fondamentale a livello mondiale, poiché è utilizzata per inondare l’Europa con enormi quantità di prodotti esportati in dumping che danneggiano gravemente la nostra industria”.
Secondo uno studio commissionato da FACE all’Università “LUISS Guido Carli” di Roma e pubblicato nel 2019, la crescita delle importazioni nell’UE di alluminio semi-lavorato è dovuta in gran parte alle esportazioni cinesi sostenute dallo Stato. L’industria europea dell’alluminio, composta per il 95% da Piccole e Medie Imprese di trasformatori a valle, si trova quindi ad affrontare una sfida senza precedenti che mette a repentaglio la sopravvivenza del settore. “È necessario – chiarisce Conserva – che l’Unione europea intraprenda azioni coraggiose e incisive per sostenere l’intera catena del valore dell’alluminio europeo. FACE sostiene tutte le iniziative finalizzate a eliminare le attuali distorsioni artificiali del mercato, le misure anti dumping sono un ottimo passo ma dobbiamo assolutamente risolvere il problema di base, il dazio all’importazione dell’alluminio grezzo che è la nostra materia prima, una misura inaccettabile che genera distorsioni ed un prezzo artificialmente più elevato per il settore di circa 1 miliardo di euro all’anno. Sarebbe una grave contraddizione chiedere da una parte misure antidumping contro la concorrenza sleale che ci danneggia con prezzi artificialmente più bassi e dall’altra mantenere una struttura tariffaria di importazioni che aumenta artificialmente il costo della nostra materia prima”.
(ITALPRESS).