I soldi d’acqua (…in provincia di Enna)

Oramai i comunicati inerenti l’interruzione dell’erogazione dell’acqua da parte di Siciliacqua, sono divenuti frequenti, come ormai spesso i cittadini ne comunicano al sindaco i disservizi da parte di AcquaEnna. L’unica certezza nella gestione privata dell’acqua è che, tale gestione e palesemente in difformità alla Legge 19 del 2015, legge sul riordino della gestione delle risorse idriche. Le Assemblee Territoriali Idriche (ATI), quelle che hanno gestori privati in Sicilia e che non hanno raggiunto gli obbiettivi previsti dal contratto, cioè non hanno garantito l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della gestione del servizio idrico, sono diverse, fra queste anche Enna e Caltanissetta. Agrigento invece, da ultime notizie, ha ricevuto diffida e Commissario ad Acta, stranamente, la stessa sorte non è toccata ad Enna, e come dico io… e non solo. Torniamo su Agrigento, l’ATI è stata tra le prime a costituirsi in Sicilia per deliberare la risoluzione del contratto per inadempienze del gestore, in quanto raggiunto da interdittiva antimafia del Prefetto che, ne commissaria la gestione. Nel frattempo però, è l’unica ATI ad avere deliberato per la futura forma di gestione “interamente pubblica”, costituzione di un ente di diritto pubblico e non di una Spa… altrimenti potrebbero rientrarvi i privati. Ma cosa accade, accade quanto segue: .Il 27 settembre 2019 l’ATI delibera per la forma di gestione attraverso la costituzione di una azienda speciale consortile, il 10 ottobre viene diffidata, l’8 novembre “nel relazionare sulle attività poste in essere” l’ATI chiede di sospendere il provvedimento di diffida “per non pregiudicare l’accesso ai finanziamenti previsti dal MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), nel settore idrico nel periodo 2021-27”, il 19 dicembre la Regione delibera lo stanziamento regionale, il 5 febbraio dispone il Commissariamento. Infatti, con delibera 480 del 19 Dicembre 2019, l’Assessorato impegna 2 mln di euro del Patto per il Sud per finanziare l’aggiornamento dei Piani d’Ambito delle ATI… direte voi “bene, una cosa positiva”, certo, se non fosse per il fatto che, le Assemblee Territoriali Idriche, non presentano al loro carico né personale tecnico in grado di aggiornare i Piani, né le risorse economiche per affidare l’incarico esterno. Già, sarebbe stato molto più razionale, prima di diffidare le ATI inadempienti, stanziare i fondi e diramare le linee guida attraverso cui spendere le somme stanziate.
Entro il 1 gennaio 2021, per poter accedere ai finanziamenti della programmazione 2021/2027, deve essere eseguito: l’aggiornamento dei Piani d’Ambito, l’individuazione del gestore unico provinciale e l’attribuzione della gestione del Servizio Idrico Integrato. Le somme stanziate, servirebbero per l’adeguamento degli impianti e delle reti, che andrebbero a lenire le colpe per il ritardo, della Regione, dei Sindaci e dei gestori inadempienti, diciamo un “giubileo amministrativo”… ma, bisogna vigilare sulla possibilità che queste somme, cadano nuovamente nelle mani della gestione privata. La ripianificazione, detterà, anche se implicitamente, la forma giuridica della gestione futura, la sostenibilità economica, la visione d’insieme della risorsa idrica e lo sviluppo che potrà essere garantito al territorio e dal territorio. Nella redazione del piano, importante sarebbe evitare una quota di cofinanziamento da parte dei Comuni che, per esempio il comune di Piazza Armerina che vuole dichiarare il dissesto, non potrà/nno, permettersi di sborsare e che implicitamente, ma non tanto, obbligheranno gli Enti Locali a privatizzare nuovamente… sempre che Enna voglia uscirsene dalla privatizzazione della gestione delle risorse idriche. Se dovesse accadere ciò, che non cambierebbe la situazione attuale, almeno in provincia di Enna, il costo del SII (Servizio Idrico Integrato), dovrebbe essere interamente coperto dalla tariffa pagata dai cittadini, compresi gli oneri finanziari per l’accesso al credito, di un eventuale cofinanziamento che di privato avrebbe soltanto i dividenti garantiti. Tutto ciò contro i parametri dettati dalla Legge regionale n.19/2015, che sottendono alla gestione interamente pubblica e senza finalità lucrative del SII rispettando peraltro l’esito del Referendum del 2011. La privatizzazione ha già fallito ad Agrigento con Girgenti Acque, a Palermo con APS, a Siracusa con SAI 8 e con le male gestioni di Acqua Enna e Caltacqua, causando le multe comunitarie milionarie per la mancata depurazione e quelle a venire per le procedure d’infrazione già comminate, nonché un danno ambientale, sociale ed economico che andrebbe finalmente quantificato e risarcito. La Regione, negli ultimi diciotto anni, ha utilizzato i Commissariamenti ad ogni livello per favorire le privatizzazioni a partire da Siciliacque. I Commissari, degli ATO, dal 2013 ad oggi non hanno ravvisato alcuna delle inadempienze che le Procure, i cittadini ed i Sindaci hanno denunciato.
A questo punto, il timore sarebbe quello che, tutto cambierebbe per restare tale e quale. La Regione dovrebbe rispettare in toto la Legge 19/15, gli Enti Locali assumersi la responsabilità politica degli effetti della privatizzazione sulle comunità, nella scelta del controllo interno delle ATI, e non ultimo, l’interesse, a garanzia dei cittadini che lo votano e che li rappresenta, da parte del sindaco. Ma secondo voi come andrà a finire tutto ciò?…..
“In base alle stime più recenti, più di un miliardo di persone non hanno tuttora accesso a fonti di acqua pulita. In alcuni paesi dell’Asia e dell’Africa è di circa 6 chilometri a piedi la distanza media compiuta ogni giorno per procurarsi l’acqua, con un carico medio di 20 chili sulle spalle nel viaggio di ritorno. Mentre in Italia consumiamo ogni giorno 200 litri al giorno procapite”.

Anna Zagara