Troina, la ricerca di Silvana Baudo su coesione sociale e disabilità

Nella sua tesi di laurea in scienze politiche e sociali Silvana Baudo indaga il rapporto tra coesione sociale e disabilità. E’ un argomento di un grande interesse per Troina dove dal 1953 nel campo della disabilità opera l’Oasi Maria SS che nel suo Irccs registra ben 5000 ricoveri l’anno di pazienti provenienti da tutto il Meridione d’Italia. Una società è tanto più coesa quanto è più capace di includere nella dimensione della cittadinanza i disabili, che sono delle risorse e non un problema. L’indagine è stata condotta su sette disabili e le loro famiglie, selezionati di concerto con l’associazione “Noi e l’Oasi”, costituita dai genitori dei disabili, e dal centro diurno “Il girasole” perché – come sostiene Baudo – “dalla famiglia bisogna partire per avviare un progetto che impedisca l’isolamento della famiglia e del figlio disabile dalla società”. La nascita di un bambino con ritardo mentale è una trauma per la famiglia. La stessa cosa accade anche quando la disabilità si scopre dopo alcuni anni dalla nascita del bambino. Paura, rabbia, delusione e senso di colpa sono i sentimenti che si provano. Anche le relazioni di coppia subiscono dei contraccolpi. E’ questo il momento in cui il bambino disabile e la sua famiglia rischiano l’isolamento e l’emarginazione. Stato, Regioni e Comuni non sempre sono di aiuto nel metterli al riparo da questo rischio. Dai sette casi studiati da Baudo emergono delle indicazioni sul ruolo che il supporto sociale può giocare nell’aiutare i componenti della famiglia a trovare la forza di sostenersi reciprocamente e di accettare la disabilità di uno di loro. La disabilità non va vista come una malattia di cui si debbano occupare soltanto i medici. Tra i casi studiati da Baudo ci sono quelli in cui i disabili, grazie ad un’efficace strategia di orientamento, hanno acquisito capacità di saper lavorare con gli altri e riuscire a stringere relazioni sociali.

Silvano Privitera