Barrafranca. Operazione ‘Ultra’, Raffaele Bevilacqua: “Il pentito non lo faccio, ma potrei collaborare…”

“Il pentito non lo faccio, ma potrei collaborare…”. Don Raffaele Bevilacqua ha pronunciato queste parole nella notte tra martedì e mercoledì ai carabinieri del Ros che si è ritrovato in casa. Don Raffaele non è un “padrino” qualunque.

Una mafia di altri tempi, fatta di baciamano e pizzini, ma anche disposta ad affidare a una donna un ruolo chiave.
Da un lato la figura del boss, Raffaele Bevilacqua, personaggio carismatico, arrivato al vertice di Cosa nostra a Enna per diretta investitura di Bernardo Provenzano, dall’altro i suoi fedelissimi, che pur non vedendolo da anni, non esitavano a obbedire senza discutere ai suoi ordini impartiti tramite la figlia, Maria Concetta, finita ai domiciliari.
Scrivono gli inquirenti. “La donna chiedeva con insistenza al congiunto se egli avesse ricevuto l’ossequioso rito del ‘baciamano’. Ottenutane conferma ribatteva, con parole che ci riportano indietro nel tempo, ‘…. e io comunque quando tu muori fra 100 anni io mi auguro…io mi auguro… mi auguro di avere dei figli…che gli devo raccontare tutte queste cose…’.
In carcere sono finiti anche gli altri due figli di Bevilacqua, Flavio e Alberto che si occupavano di tenere i contatti con gli altri affiliati e di concordare le azioni da intraprendere. Il ricorso ai pizzini è l’altro elemento che denota una collaudato modus operandi. Decine quelli che sono stati trovati nelle case di Catania e Barrafranca del boss. I pizzini venivano consegnati al destinatario e conservati anche da chi li scriveva per conservare una sorta di archivio delle loro attività. I reati contestati ai 46 indagati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’avere favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi e assistenza agli associati. L’indagine è stata avviata nel maggio 2018, in seguito alla concessione del beneficio della detenzione domiciliare, per ragioni di salute, al boss di Enna, già condannato per associazione mafiosa nel cosiddetto processo “Leopardo”. Raffaele Bevilacqua, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni del 2000, era stato anche un esponente di spicco della Democrazia Cristiana, componente del direttivo della Dc e in strettissimi rapporti con Salvo Lima. Un territorio difficile quello di Barrafranca, come è stato sottolineato dagli inquirenti, al centro negli ultimi anni di fatti di sangue e delitti e in cui continua ad essere presente uno stretto rapporto tra mafia e pubblica amministrazione.


news di riferimento:

Barrafranca e Pietraperzia. Mafia, operazione “Ultra”: asse Sicilia-Germania, 46 arresti, sequestro di beni per oltre 1mln. Nomi arrestati, anche una minorenne