Il “Mostro di Troina” in prima pagina

La “Sicilia” l’8/10/2020 intitolava così un suo redazionale: “Lo stupro, la gravidanza, il DNA: così è crollato “il mostro di Troina” e ancora…”sarebbe stato l’esame del Dna a dare un volto al “mostro di Troina”. L’articolo, come molti altri sul tema, condannava l’azione dell’operatore indiziato e poco analizzava il contesto perché questo è ciò che vuole l’uomo onesto. Il lettore dei quotidiani di Stato. L’uomo che produce e ama l’ordine sociale, ma che ha paura per sé e per il futuro dei suoi figli, e nella stampa cerca conforto, cerca una direzione: il male e il bene perfettamente distinti e distinguibili. Con una terminologia fortemente emotiva si designa, in tal modo, l’orribile essere e poco si analizza l’orrido gesto perché lo stupro va contestualizzato sempre; se a stuprare è un bianco occidentale e danaroso, la colpa è certamente della stuprata che se l’è cercata, se invece è un nero, il crimine è politico e i colpevoli sono i buonisti, radical e poco patriottici che permettono all’invasore di violentare le loro donne, lasciassero quest’onere ai loro compatrioti e insomma della donna e della violenza poco importa. In tempi di paura e confusione trovare un Mostro è un: le forze dell’ordine agiscono per il bene comune e i media ne celebrano l’opera, legittimandone l’immagine di paterni custodi dell’ordine e della sicurezza. La distrazione di chi avrebbe dovuto tutelare i fragili, il silenzio di chi avrebbe potuto o dovuto capire e ha preferito ignorare, sono solo congetture, meglio crocifiggere il Mostro, assolve tutti.

Gabriella Grasso