Il “Covid 19” e la “nebbia cognitiva”. Enna-Piazza Armerina

Di certo, sarete ancora in pochi ad aver sentito parlare di “nebbia cognitiva”. Sono diverse le patologie che possono influire sulle nostre capacità mentali a medio e lungo termine, una di queste è proprio il “Covid-19”, ormai facente parte della nostra quotidianità.  In molti, una volta guariti, lamentano una specie di nebbia e stanchezza mentale, sono i cosiddetti “strascichi”.
Purtroppo, a volte, questi così detti “strascichi”, si manifestano in soggetti che mai siano stati ”positivi”, almeno a nostra conoscenza e memoria. I sintomi cognitivi, possono includere perdita di memoria (di solito a breve termine), confusione, difficoltà di concentrazione. C’è chi dimentica viaggi di poche settimane prima, chi la foggia della propria macchina, chi nomi specifici relativi a procedure di lavoro che conosce da anni, chi di un intero presidio ospedaliero, chi di appartenere ad un movimento politico mediando per uno diverso. Questi soggetti, affermano che la «nebbia cerebrale», e ad Enna a quanto nebbia “ne abbiamo?”, sta compromettendo la loro capacità di lavorare normalmente, per loro ci vuole più tempo per portare a termine i compiti e spesso si sentono confusi e sopraffatti, ma più  confusi che “mali persuasi”. Confusione manifestata fra un ordine di servizio e l’altro, successivamente non riconosciuto/disconosciuto. Non è ancora chiaro chi colpisca maggiormente questo disturbo, è chiaro che a qualcuno colpisca. Gli scienziati non sono sicuri di cosa provochi la “nebbia del cervello”, ma i cittadini ed i tanti lavoratori di una ridente cittadina siciliana, si sarebbero fatta qualche idea. La ricerca scientifica è solo all’inizio, per citare alcuni esempi recenti: Aluko Hope (e già il cognome o nome, dice tutto), specialista in terapia intensiva presso il Montefiore Hospital di New York City, riferisce che circa un terzo dei suoi pazienti afferma di non ricordare i numeri di telefono che conoscevano prima o di faticare a ricordare le parole appropriate, insomma, perdita di memoria. “Non sono solo le persone anziane ad avere questi sintomi cognitivi – dice al New York Times”, e noi ci teniamo a precisarlo. Gli scienziati non sanno per quanto tempo dureranno questi cambiamenti cognitivi, né se avranno un effetto duraturo sulla funzione cerebrale. Basandosi su precedenti esperienze,  pare ci vorranno mesi, ma poi i sintomi dovrebbero sparire da soli, quindi non ci resta che sperare. E proprio lavorando sulla memoria, si vorrebbe ricordare a chi non ricorda o fa finta o gli conviene così, che correva l’anno 2009 (non andiamo oltre con i tempi, per evitare traumi mnestici) quando il presidio ospedaliero “M. Chiello” di Piazza Armerina constava della: ”Chirurgia Generale con 441 interventi; Ostetricia 292; Ortopedia 415; Otorino 76; Urologia 432 e Nefrologia 56. Volendo, anzi per una terapia d’urto ai problemi di memoria, dobbiamo, ricordare l’anno appena, o quasi trascorso, il “2019”, soffermandoci sulla Chirurgia Generale e l’Ortopedia, gli altri reparti non esistono più. L’Ortopedia ha eseguito un totale di 302 operati con la presenza di  soli tre ortopedici (e solo per i primi tre mesi, rimasti successivamente in due) e tre anestesisti; la Chirurgia ha eseguito un totale di 427 operati, con 3 chirurghi (a buona memoria) e sempre tre anestesisti. Tutto dal 01/01/2019 al 31/12/2019. Di contro, la situazione degli stessi reparti e per lo stesso anno, su Enna, nosocomio di riferimento della provincia. Abbiamo: la Chirurgia Generale ha eseguito un totale di 661 operati  con la presenza di ben 8 chirurghi, compreso il responsabile, e 17 anestesisti; l’Ortopedia ha eseguito  un totale di 596 operati con la presenza di ben 5 ortopedici e sempre 17 anestesisti. Tutto dal 01/01/2019 al 31/12/2019. Reggono i termini di paragone? No, perché se proprio vogliamo, e dobbiamo fare paragoni, siamo come a “Trony”, non ci sono paragoni. I reparti del presidio ospedaliero di Piazza Armerina, hanno  reso più di Enna, la matematica non è un’opinione. Certo, sempre parlando dei grandi numeri, di ospedale di riferimento, mega organizzazione e mega mega meco…, ma qual è il risultato? Il depotenziamento, chiamiamolo così per ora, dei reparti del M. Chiello. Per provocazione, oppure appddaveru, si dovrebbe chiedere il contrario, con tutto il rispetto per i sanitari. Vedete, questi sono anche alcuni sintomi della “nebbia cognitiva”. A Piazza Armerina, abbiamo tanto ossigeno, donatoci dai nostri boschi (un po’ di campanilismo) e niente nebbia. La fatica, la passione, la missione, la salute, non appartengono alla comprensione delle  “menti annebbiate”.

“Ma basta ‘na jurnata ‘e sole  pe’ potè parlà, je te vulesse dà tutt’e penziere e chi ‘a matina va a faticaà pe’ te fa capì  pecchè se dice sì”… (Pino Daniele)

 

Anna Zagara