Colpo di coda del covid nel nicosiano (atto III)

Le comunità di Nicosia e Capizzi, soprattutto quest’ultima, sono finite nell’occhio del ciclone mediatico a causa di un sobbalzo dei contagi da covid 19. Tra le cause imputate a questo rialzo ci sarebbe una festa di compleanno, nello specifico un diciottesimo, tenuta in un noto locale di Nicosia con la presenza di 150 persone di cui forte è la componente da Capizzi (di cui fa parte anche la festeggiata).

Giustamente, soprattutto nel territorio, il dibattito è apertissimo, ma un aspetto che sta veramente dividendo tutti è se tale festa sia illegale o meno a prescindere (giudizi morali a parte). Facciamo, allora, una semplice ricerca nella Gazzetta Ufficiale andando a cercare il celeberrimo DPCM del 3 Dicembre, il quale, all’articolo 1, recita:

“…Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose”.

Stiamo citando un articolo che chiunque può andare a trovare, basta una ricerca su internet con la voce DPCM del 3 Dicembre 2020.

Nello stesso DPCM, per ovvia completezza, sempre all’articolo 1, troviamo:

“…le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 fino alle ore 18,00; il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi…”

Comprendiamo che, in un certo senso, si potrebbe fare il ragionamento che le 150 persone circa presenti alla festa non erano in realtà presenti alla festa ma erano tutti dei commensali trovatisi giusto giusto quel giorno di domenica 20 a pranzo e quindi, tranne che non spunti qualche foto che dimostri il contrario, bè, vale questo comma.

Ma assumiamo vera quest’ultima ipotesi. Ciò vorrebbe dire che tutti i giornali, telegiornali e opinionisti si sono presi una bella ubriacatura a capodanno dato che parlano di festa? Bè, siamo davanti ad un dilemma amletico.

Il problema è semplice. Aldilà di questa “festa, forse no forse sì”, da Nord a Sud abbiamo assistito a tanti esempi di “voglio fare il furbo”. Eclatante è l’esempio di Brescia dove, peraltro, si raccomandava i vari presenti a non condividere nulla sui social. Purtroppo questa non è la furbizia di evadere le tasse e, alla fine, “non si fa male nessuno” (virgolettato d’obbligo). Questo tipo di furbizia può fare molto male in quanto il covid è un nemico insidioso che può portare anche alla morte. Il covid ha ad oggi fatto più di un milione di morti nel mondo, creato tanta sofferenza, distrutto famiglie e sta anche portando con sé una crisi economica immensa. Senza dimenticare che ha anche scoperchiato una nostra interiore crisi sociale perché vedere esempi “di furbi” rappresenta semplicemente vedere esempi di persone che non hanno maturato appieno il valore della propria ed altrui salute, che è il bene più importante e per certi versi unico che abbiamo. Anche il sol pensare “e vabbè, che vuoi che sia una festa” è grave perché oggi, l’unico paragone che possa venirmi in mente, è “e vabbè, che vuoi che sia una roulette russa!”. Perché di questo stiamo parlando: una pistola carica o meno che ci puntiamo alla testa: può andar bene o può andar male. È necessario? Abbiamo bisogno di così tanta adrenalina? Ciò è indicativo nel capire che non siamo una società matura.

E un’altra cosa importante, perché sta iniziando anche a girare il ritornello “e vabbè, lo fanno tutti, non si possono controllare tutti”. Questo è gravissimo, perché denota il pecorismo della società. E a questo punto l’appello è semplice: se dovessero esserci accertate responsabilità, non ci auguriamo che la pena sia massima, esempio a monito per tutti perché se in guerra, perché questa è una guerra, non funziona il convincimento (peraltro supportato da dati), serve la disciplina. E serve ferrea, perché qui non si scherza davanti a milioni di morti.