Genitori ragazzina di 9 anni, affetta da grave malattia diabetica, presentano denuncia a dirigente che si sarebbe rifiutata di custodire a scuola farmaco salvavita

Enna. I genitori di una ragazzina di 9 anni, affetta da una grave malattia diabetica, hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica, contro la dirigente scolastica di un istituto scolastico della provincia di Enna, che si sarebbe rifiutata di custodire, a scuola, il farmaco salvavita della ragazzina. “La scuola si è dimostrata subito impreparata alla gestione della malattia della ragazzine nonostante i genitori abbiamo fornito il piano terapeutico messo a punto dal Policlinico di Catania, dipartimento Pediatria” dice l’avvocato della famiglia, Prima Cammarata. Un piccolo calvario iniziato già anni fa, quando la ragazzina aveva 7 anni. Già allora la famiglia si era dovuta rivolgere ad un legale per assicurare la salute della piccola durante le ore scolastiche. L’allora dirigente, infatti, non aveva voluto acconsentire ai genitori l’accesso a scuola per permettere il controllo glicemico della ragazzine, che non era ancora in grado di farlo da sola. Crescendo le cose non sono cambiate. Nessuno degli insegnanti ha mai voluto prendere in consegna il kit salvavita senza l’autorizzazione della preside che, però, nonostante i tanti solleciti, non ha mai incontrato la famiglia. L’ultimo episodio, nello scorso marzo. “Quel giorno succede quello che da sempre temevamo – dicono i genitori – riceviamo, poco prima delle nove e mezzo del mattino, un messaggio whathapp dell’insegnante di nostra figlia che ci manda le foto del risultato della misurazione della glicemia – raccontano mamma e papà – l’indicatore segnava 70 di glicemia ma la maestra ci dice che nostra figlia avrebbe mangiato qualcosa da lì a poco”. Non avendo ricevuto altra comunicazione i genitori si rasserenano. “Alle dodici e mezza, però, una delle maestre della piccola chiama e dice che la ragazzina sta male”. Per fortuna la famiglia abita a poca distanza dalla scuola e la mamma trova la piccola semi incosciente e incapace di rispondere. “Il macchinario che rileva la glicemia segnava un valore di 51 e per essere sicura ho rifatto l’esame con il pungi dito. Non credevo ai miei occhi – dice la mamma – la glicemia era arrivata a 42. Così ho contattata subito il medico di mia figlia e ho chiesto che fosse chiamata un’ambulanza. Nonostante avessi cominciato a fare bere dei piccoli sorsi di succo di frutta la glicemia continuava inesorabilmente a scendere”. Al pronto soccorso i sanitari diagnosticano una ipoglicemia alla ragazzina. “Purtroppo – dicono i genitori – abbiamo constatato sulla pelle di nostra figlia che nessuno a scuola era preparato alla gestione della crisi glicemica. Ci è stato anche riferito che quando mia figlia avvertita i primi malesseri le veniva consigliato di bere un sorso d’acqua. Maria ha il diritto di frequentare in sicurezza la scuola come tutti i bambini. Se non fossimo arrivati in tempo le conseguenze per la ragazzina sarebbero state ben più gravi, dato che, comunque, a scuola non avevano il farmaco salvavita”. Così i familiari della ragazzine si sono dovuto rivolgere alla Procura. “Nessuno, neppure all’indomani di questo episodio, ci ha contattati per chiedere di portare a scuola quel farmaco”.

Pierelisa Rizzo