Nicosia. Cuffaro è risorto e vive in mezzo a noi

Nella storia dell’Umanità vi sono tre risurrezioni: la prima quella di Lazzaro a opera di Gesù che gli disse “alzati e cammina”, la seconda quella di Gesù stesso, la terza, dopo duemila anni, quella di Cuffaro a opera di qualche sconosciuto che gli disse “Arricampati”. E fu così che Cuffaro, per gli amici Totò, per quelli più stretti Totò vasa vasa, in arte “il Presidente”, è tornato. E dove, se non sotto le insegne dello scudo crociato (uno di quei partiti che pareva ce lo fossimo tolti dalle scatole ma che invece torna sempre in auge)? E Nicosia non poteva certo mancare con l’appuntamento storico-mistico del ritorno del Cuffaro che lo ha accolto, lo scorso 30 Luglio, con grande giubilo presso un ristorante cittadino (così non si sarebbe neanche perso il tempo a dover spostarsi in altra sede per dare il via alle libagioni). E Cuffaro, ospite d’onore di una conferenza dibattito, aveva un tema che era tutto un programma “Moralizzazione della Vita Pubblica: un impegno sociale per il Bene Comune” “Il volontariato nei paesi del terzo mondo” (poi ci accusate che siamo cattivi, vabbè, la battuta stavolta la lasciamo a voi).
Gli ingredienti, comunque, ci sono tutti: il vecchio politico rampante col vecchio scudo crociato che si riunisce in un luogo dove poi si mangia (chissà cosa prevedeva il menù). E mentre rispolveriamo le vecchie statue di Fanfani benedicente e Andreotti in veste di Santo Padre, a breve ci aspettiamo quello che succedeva a Nicosia qualche anno fa quando Cuffaro capitanava la regione e le persone per farsi vedere che “contavano qualcosa” (anche se non hanno mai contato neanche a casa propria) si mettevano al centro della piazza con il cellulare (quei bestioni di marchingegni di una volta, non gli esili smartphone di ora) e seppur dall’altro capo non c’era nessuno, forte e possente gridavano (per farsi sentire da tutti) “Totò, che fai beddu?”.
Alain Calò