Il bel regalo alla comunità del CSM di Nicosia

Un appuntamento che è ormai diventato fisso e anche piacevole, ancor più in questo secondo Natale di pandemia e in cui il richiamo alla fratellanza e il ritorno alle cose semplici diventa maggiormente amplificato, per non dire tappa obbligata per riscoprire noi stessi e salvarci, è quello offerto dal CSM di Nicosia. Ma quest’anno c’è una novità ancora più piacevole: non solo un presepe e un punto, ma una vera “strada di Natale”, un cammino che svolgiamo nell’arteria principale di Nicosia per andare ad ammirare in tre punti diversi del paese tre opere degne di nota. Degne di nota, come ogni anno, perché trasmettono la semplicità e la pace, due cose ormai rare e preziose nel nostro quotidiano e alle quali aneliamo ferventemente, ma anche speranza e inclusione, perché nessuno deve restare indietro e il lavoro di squadra, dove la squadra è un insieme di persone tra loro diverse, ognuno con le proprie ricchezze e i propri limiti, porta sempre a produrre qualcosa di unico e che merita attenzione e, perché no, lode, soprattutto in un contesto in cui sta prevalendo l’individualismo e il distanziamento sociale, portato alle estreme conseguenze, che ha fatto raffreddare gli animi verso l’altro. Ebbene, più di ogni altra cosa, queste opere degli amici del Csm di Nicosia sono l’occasione per riscaldare i nostri animi, per riflettere sul nostro presente e, perché no, per riscoprire quella pace interiore che meritiamo. Perché il miglior modo per ammirare queste opere è in silenzio, nella tranquillità, e si vede come l’atmosfera si trasforma divenendo magica. Può un presepe fare questo effetto? Sì, ma bisogna sperimentarlo concretamente andandoci. Impresa troppo ardua è, infatti, quella di provare a spiegare un misto di piacevoli sensazioni attraverso un breve scritto. Andate, quindi, nella chiesa di Sant’Elena e vedrete un grande presepe con personaggi e elementi fatti in ceramica. Guardatelo bene e vi troverete tanti messaggi: vi troverete un Papa pastore di anime che va a prostrarsi verso l’innocenza di un bambino nato tra un bue ed un asinello, vi troverete la salvezza che passa attraverso l’aiutarsi insieme, vi troverete riferimenti alla nostra situazione di uomini fragili, talmente fragili che basta un minuscolo microscopico virus per distruggerci tutti ma di come, al contempo, possiamo salvarci affidandoci alla scienza del vaccino. Lasciamo la chiesa di Sant’Elena e andiamo in via Fratelli Testa: all’interno di un imponente palazzo nella via principale del paese con le luci e le vetrine, andate ad assaporare la semplicità di un presepe in cartapesta e vedete come il vostro io, ormai abituato alle luci stroboscopiche del consumismo, si scioglie dinnanzi alla semplicità e ne uscirà certamente migliore riscoprendo quella genuinità del gesto d’amore in un fiore. Non servono altisonanti parole, non servono proclami urbi et orbi, non servono borse firmate o tutta quella sovrastruttura accecante, serve la semplicità di ritrovare noi stessi.

Il tour si completa nell’aula udienze dell’ex Tribunale dove qui non troverete un presepe ma un albero molto alto che accoglie dentro sé la vita rappresentata da una Donna. Fu Maria, infatti, a concepire il Salvatore. E tutti noi siam figli delle nostre madri. Anche questo è un modo per riscoprire noi stessi, le nostre origini. Nasciamo tutti allo stesso modo e uguali. Nasciamo tutti nudi e indifesi, chi in una grotta, chi in una reggia. Ma al nascituro cosa importa? Ecco il riscoprire noi stessi: dare la centralità alla persona in quanto tale e non alle “esternalità sovrastrutturali” a volte inconsciamente imposte dalla società del consumo e dello scarto. Questo è lo spirito del Natale, guardare tutti verso la semplicità di un bambino che, povero tra i poveri, divenne il Salvatore dell’Umanità.

E così, uscendo da questo “tour”, non chiudiamo in un anfratto della nostra mente quanto visto, ma conserviamo tutte le nostre riflessioni scaturite dalle opere degli amici del CSM di Nicosia… di certo ne usciremo migliori!
Alain Calò