E’ alla quinta edizione 2022 il progetto ArcheoTroina su due millenni di storia dal IV-III sec. a.C. al XVII sec. d.C.

E’ iniziata il 29 agosto e si concluderà il 7 ottobre la quinta campagna di scavo nell’area archeologica in località Catena a valle del quartiere Corso, diretta dalla professoressa Caterina Ingoglia, docente di metodologia della ricerca archeologica dell’Università di Messina con la collaborazione del dott. Lorenzo Zurla. Queste campagne di scavo costituiscono il progetto “ArcheoTroina”, che si svolge dal 2017 nell’ambito dell’insegnamento di metodologia della ricerca archeologica dell’Università di Messina in convenzione con il Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina e con il Comune di Troina. Il progetto ha subìto nel 2020 un’interruzione di un solo anno per via della pandemia del covid 19, ma è ripartito sùbito nel 2021. Allo scavo di quest’anno partecipano, in turni diversi, giovani laureandi, laureati, specializzandi e dottorandi: Francesca Arena, Luisa Bianca, Lucia Brullo, Francesca Bruno, Tonino Cannuni, Eleonora Cantatore, Giorgia Castiglione, Cinzia Costanzo, Francesca Cotroneo, Matteo Cuzzolin, Giandomenico Facella, Giuliana Fichera, Stefania Fornaro, Brigitta Giglio, Luigi Lambusta, Michelangelo La Spina, Letizia Manenti, Clelia Marchese, Pietro Melita, Monica Maugeri, Chiara Milone, Elisa Misiano, Conci Perdichizzi, Tatiana Piccione, Tindara Pollina, Giovanna Restuccia, Simone Rigano, Domenico Smorto, Matilde Stella, Angelo Triolo, Emanuele Turrisi e Rita Valastro. Per la bioarcheologia e la paleontologia degli scheletri rivenuti nelle tombe, collaborano il prof. Francesco Galassi e la dottoressa Elena Varotto della Flinders University di Adelaide (Australia). Ingoglia ci ha spiegato che lo scavo “sta restituendo un palinsesto della storia sconosciuta di Troina dall’età ellenistica IV-III secolo a.C. fino a XVII secolo d.C.”. Si tratta di 20 secoli di storia nel corso dei quali si sono succedute diverse civiltà e dominazioni: greca, romana, bizantina, musulmana, normanna, aragonese e spagnola.

Questo rende il lavoro dell’archeologo molto simile a quello di un investigatore, che raccoglie indizi e prove per poter elaborare interpretazioni e sottoporre a verifica, o falsificabilità nel senso in cui ne parla Karl Popper nel libro “Logica della scoperta scientifica”, ipotesi e teorie. Una lavoro complicato, ma affascinante perché nello stesso sito sono rintracciabili i resti di queste diverse epoche storiche, che si sono sovrapposti l’uno sull’altro come su un palinsesto di cui parla Ingoglia. C’era d’aspettarselo. Basta pensare che i re aragonesi Martino e Alfonso diedero a Troina tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400 il titolo “civitas vetustissima”. Troina era già antichissima 6 secoli fa! Ci ha detto Ingoglia che” l’area nord-ovest della Catena si sta rivelando una straordinaria riserva di sorprese infinite, di tantissimi e diversi segni lasciati dall’uomo”. Glia archeologi però non si aspettavano “un intreccio così serrato di depositi di crolli, di scarichi di strutture murarie, di pavimentazioni, di spoliazioni, di cronologie e di destinazioni dell’area”. Il testimone misterioso di questo accavallarsi di epoche storiche diverse nel corso di due millenni, è quell’enorme muro nord-sud con i suoi grandi blocchi squadrati, il reperto più antico, che l’ha viste tutte.
Silvano Privitera