La stupidità degli ambientalisti radicali

Negare che ci sia in atto il cambiamento climatico è una stupidità colossale. Ma, volendoci scherzare su, alla fine questo cambiamento climatico ci sta aiutando contro Putin e la carenza di gas. Il dibattito è semmai l’uomo abbia o meno una responsabilità su tale cambiamento. Non è, comunque, difficile capire che la risposta è affermativa (magari non in maniera assoluta, ma comunque il nostro contributo si vede), basti pensare alla deforestazione e alle nuvole di smog che investono i grandi centri urbani con aria ormai diventata irrespirabile. Il problema che a fronte di un problema serio si palesano certe figure folkloristiche che vorrebbero portare all’attenzione il tema climatico ma forse, vogliamo anche per poca dimestichezza con la logica e il buon senso, si rendono responsabili di comparsate stupide per non dire dannose. E non ci riferiamo tanto al caso della Greta e dei gretini che palesemente sono fenomeni da baraccone che fra qualche anno forse entreranno in qualche domanda della Settimana Enigmistica, ma ci riferiamo a quelle assurde proteste che avvengono sul Grande Raccordo Anulare a Roma, dove cioè degli “arditi” del clima si siedono sulla strada bloccando il traffico. Se a questi funzionasse un poco il cervello capirebbero che questa loro azione la cui conseguenza è quella di bloccare il traffico aumenta il tempo di attività di un’automobile e quindi le emissioni inquinanti. I geni, allora, volendo bloccare il traffico in nome di un ambiente più sano, contribuiscono a renderlo meno sano! Se non è questo l’esempio massimo della stupidità non sappiamo (o comunque sarebbe difficile trovare altro) a cos’altro appellarci!
Ma non solo: la genialità di questi ambientalisti radicali ora sta trovando sfogo nell’imbrattare delle opere d’arte con del cibo. Là la soluzione sarebbe oltremodo facile: evitare di dare risalto mediatico ad un reato che merita la condanna e non l’approvazione di tutti. In nome del clima (vediamo quanto si sensibilizzano con una torta in faccia) si rischia di mandare in malora il genio umano (peraltro non inquinante) della pittura! Forse è vera che questa è una generazione rammollita e viziata perché preferisce la “sicurezza” di un’azione stupida e per loro simbolica quale l’imbrattare un quadro, un elemento inanimato e indifeso, invece che provare a protestare, anche legandosi agli alberi, verso chi attua la deforestazione. Ma vabbè, legarsi agli alberi è ormai demodé e giustamente molto meglio utilizzare dei cibi (chissà come sono prodotti) da buttare verso i quadri vestiti magari con abiti delle migliori griffes.
Alain Calò