A Regalbuto in scena “Il giorno della civetta”

Sabato 14 gennaio, alle 21, al Cine Teatro Urania di Regalbuto andrà in scena “Il giorno della civetta”, nuova riduzione teatrale dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, con Salvo ed Eduardo Saitta, per la regia di Antonello Capodici. Nel cast anche Aldo Mangiù, Maurizio Nicolosi, Francesco Maria Attardi, Fabio Costanzo, Alfio Belfiore e la partecipazione di Francesca Ferro.

TRAMA. Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore locale che possiede un’impresa edile, viene ucciso in pieno giorno, senza che si riescano a trovare testimoni. Il capitano Bellodi, proveniente da Parma, ha l’incarico di svolgere l’indagine, ma si sconta con l’omertà diffusissima di tutto il paese. Ma le indagini chiariscono subito che l’omicidio è legato al rifiuto di Colasberna di cedere alle pressioni della mafia che vuole strumentalizzare la sua impresa edile. Nel frattempo al commissariato si presenta anche una donna, che denuncia la scomparsa del marito, Paolo Nicolosi, e riferisce a Bellodi il nome del probabile assassino del marito: Diego Marchica detto Zicchinetta. Nicolosi sarebbe stato ucciso da Zicchinetta perché aveva visto lo stesso Zicchinetta sparare a Colasberna…
NOTE. “Il giorno della civetta” fu per Leonardo Sciascia il romanzo della svolta. E per molti motivi. “Innanzitutto – spiega il regista Antonello Capodici – nella vita artistica e letteraria dell’autore: da questo momento in poi, Sciascia diventa una sorta di coscienza civile siciliana e nazionale. Perché nel racconto – vero o immaginario – della nostra Isola, egli in realtà racconta e dimostra tutte le torsioni, le ingiustizie, le contraddizioni del Paese nel suo complesso. Poi perché è la prima volta che il termine mafia viene pubblicamente riconosciuto e declamato; sia come problema criminale ma anche come sistema culturale ed antropologico. Di più: è la prima volta (e purtroppo non sarà l’ultima) nella quale il problema mafioso viene spiegato per come esso si sviluppa nella realtà.



Non solo, quindi, come accezione legata alla criminalità ed al malaffare, ma come strumento economico e politico, profondamente intrecciato con le istituzioni più alte della società civile. Fino ad allora – continua Capodici – il fenomeno, o veniva bellamente ignorato, se non addirittura smentito, nelle redazioni dei giornali e persino nelle aule di tribunale, o taciuto per paura e per connivenza. Fu enorme quindi il merito dello Stabile di Catania di averne fatto una versione teatrale che fece mostra e scandalo di sé e della Sicilia sui palcoscenici più prestigiosi ed importanti del nostro Paese. Merito di Mario Giusti (che volle il titolo nonostante Sciascia non fosse ancora il “grande Sciascia” ) e merito di Turi Ferro, che ne interpretò il volto più feroce e reale”.
Salvo Saitta è uno dei decani della scena siciliana e nazionale, sia per ragioni anagrafiche che per quelle più squisitamente artistiche. Maestro di uno sterminato repertorio classico e popolare (che va da Martoglio a Pirandello, da Moliere a Goldoni), Saitta è un campione del cosiddetto naturalismo scenico, cioè la sapienza, la conoscenza, il grande artigianato che consente ad un attore una pressoché totale identificazione con il personaggio interpretato.