Bonus democrazia partecipata: 1,3 mln extra per 207 Comuni siciliani virtuosi, elenco 10 dell’Ennese

Un milione e 300 mila euro extra (precisamente € 1.287.090,45) per i Comuni virtuosi che hanno speso fino all’ultimo euro dei fondi regionali 2019 per la democrazia partecipata. È quanto stabilisce il decreto dell’Assessorato delle Autonomie locali e della Funzione pubblica della Regione Siciliana, pubblicato lo scorso 29 dicembre.
Il documento contiene la ripartizione di queste premialità, che vanno a rimpinguare le casse di 207 Comuni: 24 nell’Agrigentino, 11 nel Nisseno, 26 nel Catanese, 10 nell’Ennese, 79 nel Messinese, 35 nel Palermitano, 3 nel Ragusano, 10 nel Siracusano e 9 nel Trapanese.

Un incentivo ai Comuni a spendere tutto, bene e insieme ai cittadini
“Va subito detto – afferma Parliament Watch Italia, l’associazione che ha lanciato il progetto “Spendiamoli Insieme”, per il monitoraggio civico dei fondi per la democrazia partecipata in Sicilia – che queste cifre non hanno alcun vincolo di destinazione. Le amministrazioni comunali potranno impiegarle come ritengono più opportuno. Dal nostro punto di vista sarebbe utile oltre che giusto che servano per migliorare e ampliare i processi di democrazia partecipata previsti dalla legge. In ogni caso, a prescindere dalla cifra e dalla destinazione, i fondi extra costituiscono comunque un ulteriore incentivo per i Comuni a spendere, ci auguriamo bene e davvero insieme ai cittadini, le risorse della democrazia partecipata. Nelle prossime settimane – aggiungono – proveremo a verificare se i 207 Comuni individuati dalla Regione per le premialità siano o meno davvero virtuosi”.
Da dove arrivano questi fondi extra?
Si tratta di premialità derivanti dalle sanzioni ai Comuni inadempienti nel 2019. Questi Comuni, non avendo speso in parte o in toto i contributi per la democrazia partecipata, hanno dovuto restituire le somme alla Regione.
Secondo la legge regionale siciliana 5/2014 (art. 6, comma 1), ogni anno i Comuni Siciliani sono tenuti a spendere il 2% dei fondi che ricevono dalla Regione (meno le cosiddette “quote complementari” destinate alla stabilizzazione dei lavoratori precari) con forme di democrazia partecipata, quindi coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare con queste risorse. Dal 2015 (L.R. n.9/2015 art.6 comma 2) è stata introdotta una sanzione per i Comuni inadempienti, che devono restituire la somma non spesa alla Regione. Dal 2020 (L.R. n. 9/2020) è prevista la ripartizione delle somme restituite tra i Comuni virtuosi.
Il computo arriva a fine 2022, dopo l’aggiornamento del conteggio delle sanzioni 2019, pubblicato nell’ottobre scorso. Il ritardo è facilmente spiegato: il conteggio delle sanzioni, e dunque anche dei fondi da redistribuire a titolo di premialità, è frutto di un procedimento burocratico lungo e articolato, che si avvia con le autocertificazioni dei Comuni sulle spese effettuate l’anno successivo rispetto a quello a cui vanno riferiti i fondi, per proseguire con un lungo elenco di rettifiche, accertamenti, ulteriori elementi istruttori. Una contorta sequela di carte bollate che va avanti per anni dai Comuni all’Assessorato alle Autonomie Locali.
Il parere dell’esperto
Secondo Giovanni Mazzone, avvocato cassazionista, autore del volume “La Democrazia partecipata: da Porto Alegre a Solarino – Analisi delle vigenti normative primarie e secondarie e in particolare di quella della Regione Siciliana” (Edizioni Gepas), le ragioni dei ritardi nel calcolo di sanzioni e premialità legate all’uso dei fondi della democrazia partecipata in Sicilia sarebbero dovute al “carattere ordinatorio e non perentorio” dei termini di autocertificazione indicati nelle circolari rivolte agli enti locali, secondo una tollerante interpretazione dello stesso Assessorato regionale alle Autonomie Locali e alla Funzione Pubblica.




«I Comuni interessati al conseguimento della premialità – sottolinea l’avvocato Mazzone nel libro – saranno in futuro costretti ad investire in democrazia partecipata importi superiori al prescritto 2%, così da assicurarsi di aver speso, all’esito del procedimento e dei suoi possibili imprevisti (come ad es. eccessivi ribassi), “almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite”; il mancato raggiungimento dell’obiettivo per pochi euro, infatti, oltre alla penale, poco rilevante essendo pari ai pochi euro non spesi, comporterà anche la mancata partecipazione al riparto della premialità che, stante le penalizzazioni sinora inflitte, potrebbe essere interessante».
Alessia Cotroneo
www.spendiamolinsieme.it
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