Casazza di Nicosia: l’eccelsa performance della filodrammatica “Girasole”

A Nicosia i giorni che precedono la Settimana Santa, e precisamente il Venerdì, Sabato e la Domenica delle Palme, sono caratterizzati dalla cosiddetta “Casazza”, ovvero una rappresentazione sacra itinerante che si teneva nei secoli scorsi e da qualche anno è stata riscoperta grazie all’attento lavoro del dr. Giovanni D’Urso, appassionato di storia locale, e riproposta al pubblico. La Casazza “moderna” si rinnova di anno in anno perché riprende il vecchio testo del canonico Santo De Luca ma non mette in scena tutte le scene contemporaneamente, bensì di anno in anno segue una narrazione che permette di vedere ad ogni edizione della Casazza qualcosa di nuovo.

E diversi strati della popolazione nicosiana si impegnano per questo evento, in primis le varie compagnie teatrali a cui di volta in volta viene affidata una scena (o una serie di scene) sulle quali lavorano. E nonostante l’amatorialità delle compagnie, il risultato finale è qualcosa di magico. Quest’anno la Casazza, che si tiene all’interno dell’Orto dei Cappuccini, vede tutto il percorso di Gesù da Erode, poi Pilato e infine la morte in croce. Ovviamente la morte in croce è di per sé una scena clou che smuove certamente gli animi del pubblico e quindi lasceremo ad altri concentrarsi su questa parte. È invece importante sottolineare la lodevole performance della Filodrammatica Girasole che ha avuto assegnata una scena difficile, ovvero il giudizio di Pilato. Una scena, anzi una storia, spesso ignorata e riassunta nella scelta tra Gesù e Barabba e poi in Pilato che si lava le mani. Ma è una scena ed un tassello storico importantissimo perché è da lì che si giunge alla Crocifissione. Quindi riuscire a far arrivare un messaggio, a smuovere un’emozione in quella scena nonostante non ci siano effetti eclatanti come una crocifissione, non è cosa facile. Ed ecco perché bisogna dar merito alla Filodrammatica Girasole perché, pur composta da persone che fanno ben altro nella vita, è riuscita a fare un vero e proprio miracolo, a coinvolgere il pubblico, a trasmettere la tragicità della scena. È riuscita benissimo a fare emergere il travaglio interiore di Pilato, personificato da Franco Occhipinti, che ha fatto di tutto per evitare di condannare Gesù all’estremo supplizio nonostante fosse pressato dai sommi sacerdoti e dal popolo intero. Nulla gli è valso proporre lo scambio con Barabba, nulla farlo flagellare. E il pubblico, anch’egli reso un tutt’uno con la scena perché è il popolo tutto, osserva dispiegarsi davanti a sé la tragicità dell’uomo Pilato, travagliato tra condannarlo e cercare di risparmiarlo, minacciato, messo in dubbio nel suo potere, insomma mostrato nella sua drammaticità che trova la sua più alta vetta quando, rassegnato, è costretto a emettere la sentenza di morte, non prima di aver, con un sussulto di dignità mirabilmente reso nella scena, di aver imposto che si scrivesse sulla Croce di Gesù che egli è Re dei Giudei. La bravura di tutti gli attori, dal primo all’ultimo, magistralmente guidati da Tanino Di Dio, sta proprio in questo: aver penetrato nel cuore di ciascun spettatore ed essere riusciti a trasmettere il pathos, a far rivivere, aldilà del metaverso, quella scena, quasi toccandola con mano.




Riuscire a muoversi con maestria in un linguaggio antico, in una scena “burocratica” rendendola via facendo sentire come lì, ancor prima della croce, si è fatta la storia. Come lì si mostra la natura fragile di ciascun uomo nonostante il potere. E anche la scenografia, curata da Mimmo Arena, ben si sposa con tutto il contesto, pensato nei minimi dettagli, anche nella corona di spine dalla quale esce il sangue. Abbiamo fatto qualche nome, ma è ovvio che tutto ciò nasce grazie ad uno spirito di squadra dove nessuno è escluso e tutti sono coinvolti. È questa la magia del teatro: rendere tutti uguali e partecipi, essenziali dal primo all’ultimo attore senza dimenticare tutti coloro che stanno dietro le quinte. E in un mondo in cui tutte si sentono prime-donne abbiamo bisogno di riscoprire l’affiatamento che si vede in una compagnia teatrale come questo per creare un teatro che diventa realtà che immerge tutti in quella storia. E tutti questi messaggi e queste emozioni non ci possono lasciare indifferenti e quindi è importante dare un plauso particolare a questo piccolo miracolo confezionato per tutti noi dalla Filodrammatica Girasole.
Alain Calò