Calascibetta: “semafori in divisa” per accedere alla città

La storia delle città del novecento è fatta di tanti “treni presi” ma anche di tanti “treni non presi”. Le città rappresentano, quindi, plasticamente ciò che le rispettive classi dirigenti che nel tempo si sono succedute hanno fatto e anche ciò che non hanno fatto. Calascibetta è una cittadina dell’area vasta ed interna della Sicilia di cui si sta parlando in questi giorni per ciò che l’attuale classe dirigente ha saputo realizzare nell’ambito dei servizi allo sport. Un polo sportivo d’eccellenza che è diventato meta di atleti provenienti da tutta la Sicilia e che sta incuriosendo alcune federazioni nazionali. In parallelo a questa inaspettata idea-forza (big player), che rappresenta un importante tassello per l’inevitabile promozione delle differenziate politiche di area vasta, si stanno aggiungendo ulteriori tasselli per valorizzare e rendere attraente il tessuto urbano nel contesto delle più note politiche dei borghi.

Tra questi, la recente realizzazione della passerella realizzata in vetro e acciaio che si stacca dal filo del costone roccioso di piazza San Pietro che guarda il Monte Altesina e si protende nel vuoto per circa tre metri, denominata “Poggio del Conte Ruggero D’Altavilla”, ha incuriosito centinaia di visitatori che con l’occasione hanno potuto conoscere Calascibetta. Se queste sono le note positive, quelle dolenti si riferiscono ai “treni non presi” dalla classe dirigente pro-tempore, sprovvista del necessario coraggio politico richiesto per allargare la strettoia d’ingresso alla città. Coraggio che, invece, si è registrato in tanti altri piccoli centri urbani, a cominciare dalla consorella Enna che, sotto la guida del Sindaco Lauria, negli anni ‘70 procedette all’allargamento della via Pergusa, così consentendo un ingresso dignitoso alla città. A Calascibetta si è invece preferito mantenere questo infelice ingresso destinando quotidianamente due “semafori in divisa”, impegnati a dirigere un traffico che, sic stantibus res, è destinato ad aumentare.




Ora, se negli ‘70 sarebbe stato bastevole solo una dose di coraggio, oggi, in presenza di vincoli di varia natura che mirano alla conservazione dell’impianto urbanistico xibetano, siffatta iniziativa richiederebbe dosi ben più massicce di adrenalina politica. Alla domanda “Oggi come va?”, Vasco Rossi avrebbe detto “Ormai è tardi…..guarda il tempo…..vola via”.

Massimo Greco