Sicilia. Il commissariamento dei liberi consorzi comunali al vaglio del Giudice delle leggi  

Sicilia. Il commissariamento dei liberi consorzi comunali al vaglio del Giudice delle leggi  

di Massimo Greco

L’uso disinvolto delle proroghe degli attuali Commissari straordinari dei liberi consorzi comunali ad opera dell’Assemblea Regionale Siciliana è stato oggetto di una mirata impugnativa della Presidenza del Consiglio dei Ministrati il cui ricorso sarà trattato domani dalla Corte Costituzionale. Il parere del Giudice delle leggi, che si pronuncerà sulla legittimità costituzionale di tale operato, sarà verosimilmente l’occasione per fare il punto sull’ente intermedio siciliano che, a differenza di quello presente nelle Regioni a statuto ordinario, non è un ente territoriale di governo dotato della copertura ordinamentale prevista dall’art. 114 della Costituzione. E questa differenza è fondamentale ai fini della natura giuridica da attribuire al medesimo ente, riconducibile al novero della autonomie funzionali e strumentali, nel contesto delle quali il “territorio” non è considerato un elemento costitutivo ma più semplicemente uno spazio geografico competenziale. Pertanto, mentre la Provincia italiana mantiene lo status di ente a fini generali esponenziale della comunità di area vasta, l’ente intermedio siciliano rimane un ente esponenziale dei Comuni consorziati. In tale contesto, ciò che rileva sotto il profilo costituzionale non è il vulnus generato dalla Regione – con le numerose proroghe dei Commissari straordinari – al principio di autonomia politica territoriale, ma quello correlato al buon andamento di una pubblica amministrazione che, invero, non può continuare ad esercitare le proprie funzioni amministrative in regime di “ordinaria amministrazione”. Correlata a ciò è invece la violazione dell’autonomia politica di cui godono i Comuni, costretti a far parte di un  (libero?) consorzio che, nei fatti, non possono governare, neanche volendolo, per impossibilità di eleggerne i previsti organi. Il problema più eclatante che salterà agli occhi attenti dei Giudici costituzionali non è, come erroneamente immaginato anche dal Governo regionale, la mancata elezione diretta dei rispettivi Presidenti e/o dei Consigli ma, più semplicemente, l’assenza degli organi di governo regolarmente eletti dai Comuni consorziati come richiesto dall’art. 15 dello Statuto siciliano.