Il femminicidio a Troina e la roulette russa dei disagi familiari
Troina - 24/07/2023
Come una roulette russa, il femminicidio questa volta ha toccato la cittadina troinese, dimostrando, ammesso che ve ne fosse bisognoso, che siamo in presenza di un fenomeno territorialmente e socialmente trasversale. Lo Stato sembra non riuscire ad affrontare con efficacia la questione, scrollando le spalle dopo avere riformato il reato di stalking.
Come affrontare il problema
Eppure non dovrebbe essere così difficile comprendere che gli strumenti non possono essere solo quelli riconducibili alla sfera penale e posti nella disponibilità della sola Autorità giudiziaria. Lo Stato dovrebbe affrontare il problema guardando ancora più a monte, cioè dove cova e cresce il disagio familiare.
Il nodo delle famiglie senza figlio minori
E’ in tale ambito che si registra il vuoto dello Stato, soprattutto in quei nuclei familiari sprovvisti di figli minori – o con figli che hanno superato la maggiore età – e che, di conseguenza, non sono più monitorati dalle azioni di mediazione familiare e/o sostegno alla genitorialità richiesti ai Servizi sociali dal competente Tribunale per i minorenni.
Allorquando si è in presenza di minori, i Servizi sociali prendono in carico il nucleo familiare di riferimento, attivando mirati interventi sulla coppia genitoriale di riferimento. Gli interventi e le azioni di monitoraggio attivati dai Sevizi sociali – anche attraverso i Servizi specialistici dell’ASP, sono però finalizzati alla tutela del minore.
Le violenze domestiche sotto silenzio
Rari sono infatti i casi in cui tali interventi sulla coppia sono realizzati in assenza di minori. Senza riflettori sociali accesi sulla coppia, le violenze domestiche vengono ignorate e, spesso, derubricate in fisiologici conflitti, ritenendole appannaggio esclusivo dell’Autorità giudiziaria penale che, all’evidenza dei fatti, non è in grado di scongiurare il femminicidio. Ciò significa che lo Stato deve assicurare una rete sociale di protezione dotata di maglie molto più strette e di strumenti di monitoraggio decisamente più incisivi, nel contesto della quale gli interventi dei Servizi sociali non possono rimanere nella discrezionalità della programmazione di zona sempre più depauperata di risorse finanziarie.
La legge 328/2000 non basta
Se lo Stato vuole veramente affrontare il problema, deve riservare a questo fenomeno una specifica attenzione legislativa, estrapolandolo dalle ordinarie e generiche funzioni socio-assistenziali previste dalla legge 328/2000.
Massimo Greco