Città universitaria, il futuro della città chiuso nel cassetto

Anche il mese di settembre volge al termine e dell’accordo quadro sulla “Città Universitaria” non si hanno notizie. A questo punto è evidente che su questa questione, che non abbiamo esitato a definire strategica per il futuro della città di Enna, ci aspettiamo che le parti interessate (Comune di Enna e Università Kore) forniscano le ragioni di tale ritardo.

Il pantano della burocrazia

La città, che pure in questi giorni sta mostrando timidi segnali di sopravvivenza a seguito delle lodevoli iniziative promosse dalla CNA e dal GAL Rocca di Cerere, non può più permettersi di assistere a lungaggini burocratiche o, peggio ancora, a defaticanti conferenze di servizi in cui la “melina politica” si mescola al deficit di coraggio istituzionale. Al contrario, ci si aspetta che collateralmente all’accordo quadro, che vedrebbe colonizzate le tre direttrici urbane (Enna alta, Enna bassa e Pergusa) di studenti universitari, si costituisca una consulta che si dedichi esclusivamente allo sviluppo della “Città Universitaria”, magari coordinata dal più volte auspicato assessorato al sistema universitario. Alzi la mano chi conosce il nome dell’Assessore della giunta Dipietro delegato ai servizi universitari.


Troppo tempo si è perso inutilmente in questi anni e troppe opportunità di “restanza” sono volate via per l’incapacità di una classe dirigente (non solo politica ovviamente) di ragionare senza pregiudizi sul futuro di un’area interna e centrale che rappresenta l’isola nell’isola.

L’esclusione di Enna dall’Unione aree interne

Ancora oggi manca una regia sui temi dello sviluppo locale e le poche iniziative messe in campo, come quella di Agenda Urbana, sono totalmente sganciate da una progettualità complessiva di resilienza resa ancora più necessitata per una città che ha perduto l’autorevolezza del capoluogo di provincia e che è stata pure esclusa dalla recente costituzione dell’unione delle aree interne guidata dal Comune di Troina.

Comuni poco “promotori”

C’è un errore di fondo che si registra nell’operato della maggior parte degli amministratori locali, quello di pensare ai Comuni soltanto come erogatori di servizi pubblici locali. Niente di più sbagliato, oggi più che in passato, i Comuni delle aree interne devono promuovere quelle politiche che solo gli enti territoriali di governo possono fare in quanto enti a finalità generali, maturando la consapevolezza che il “territorio” di riferimento non è più quello circoscritto ai confini amministrativi del Comune.

Massimo Greco