Ex province e la lesione del diritto al voto, pronto ricorso alla Corte suprema

In forza di quanto stabilito dall’art. 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo, a meno che quest’ultimo sia affetto da indegnità. Sembra essere questo il succo del ragionamento fatto ieri a Enna da “quattro amici al bar”, chiamati a condividere la presentazione di un ricorso al Tribunale ordinario per vedersi assicurato il diritto di esprimere democraticamente il proprio voto per il rinnovo degli organi di governo del Libero Consorzio comunale.

Il diritto al voto

I quattro amici lamentano infatti di non avere più votato né direttamente, né indirettamente, i propri rappresentanti provinciali dal lontano 2008, come se non meritassero più di eleggere i propri rappresentanti. Ora, se è vero che al pari del voto per le elezioni politiche, anche il voto per le autonomie locali di cui agli articoli 5 e 114 della Costituzione costituisce l’oggetto di un diritto permanente dei cittadini, i quali possono essere chiamati ad esercitarlo in qualunque momento e devono poterlo esercitare in modo conforme a Costituzione, è anche vero che in Sicilia tale diritto è stato congelato per un periodo di tempo troppo lungo per essere costituzionalmente giustificato.

I commissariamenti della Regione

E, nonostante i richiami ricevuti dalla Corte costituzionale, il legislatore siciliano continua a mantenere commissariati gli organi di governo degli enti di area vasta, balbettando tra un improbabile ritorno
all’elezione diretta degli organi di governo e un’ardita controriforma di tali enti. La privazione dell’esercizio della sovranità, peraltro recentemente tollerata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha omesso d’impugnare l’ennesima decisione legislativa dell’ARS di prorogare i commissariamenti – pur in presenza di una specifica “tirata d’orecchie” della Corte costituzionale avvenuta qualche giorno prima -, ha così convinto i quattro amici a rivolgersi incidentalmente alla stessa Corte costituzionale.
Strategia che, in materia di diritti politici, ha già funzionato allorquando il cittadino- elettore ha richiesto al Giudice ordinario di accertare la menomazione del diritto di voto subita, laddove nel giudizio costituzionale si è chiesto di dichiarare che il diritto di voto è stato pregiudicato da una disciplina legislativa.

Verso un ricorso alla Corte suprema

Orbene, qualora gli audaci cittadini ennesi dovessero ottenere dalla Corte costituzionale, com’è verosimile, l’annullamento dell’ennesima proroga del commissariamento del Libero Consorzio comunale di Enna, al Governo regionale non resterebbe che indire con urgenza le elezioni di 2° grado per la formazione degli organi di governo di tutti gli enti di area vasta tra cui, ovviamente, quello di Enna.

Massimo Greco