Il nodo degli enti di area vasta, tra confusione e “poltronismo”

Uno dei seminari programmati dalla Confederazione Nazionale Artigiani (CNA) nell’annuale “Scuola di Futuro”, previsto per il prossimo 31 ottobre, si occuperà di “Area vasta: problematiche e futuro di un territorio”. Il dibattito, al quale offriremo il nostro contributo, si svilupperà attorno al ruolo dei Comuni nelle politiche di area vasta ed allo stato dell’arte del nuovo disegno di legge sul ritorno dell’elezione diretta degli organi di governo degli enti intermedi in Sicilia.

Gli enti di area vasta e le poltrone

Pertinente è la scelta della CNA di affrontare un tema che sembra essere sfuggito di mano alla politica, sempre meno interessata ad offrire modelli ordinamentali che si adattano alla metamorfosi di “territori in movimento”. Dalle dichiarazioni che si registrano in questi giorni, a partire da quella del Governatore Schifani, il problema degli enti di area vasta non è quello del loro funzionamento ma quello di offrire nuove posizioni di governo alle fragili classi politiche locali. In sostanza, bisogna consentire ad
audaci piloti di sedersi alla guida di automobili sprovvisti di motore per circolare in un circuito senza strade.

La confusione dell’Unione dei Comuni

Nel frattempo in provincia di Enna sono nate, senza un coordinamento di area vasta, iniziative aggregative dei Comuni nel tentativo disperato di raccogliere, come manna caduta dal cielo, risorse finanziarie da impegnare per i rispettivi territori. A ciò si aggiunge il rischio, più che reale, di tollerare l’uso incontrollato dell’Unione dei Comuni anche per una promozione “fai da te” delle politiche di sviluppo locale, senza tenere conto che tali Unioni diventeranno inevitabilmente il riferimento territoriale d’indirizzo in luogo del futuro Libero Consorzio comunale, rispondendo così a spinte frammentate e
localistiche, quali sono quelle comunali, e non ad esigenze di carattere generale relative ai territori dell’area vasta.

Il problema democratico

Senza considerare, altresì, che le Unioni di Comuni sono enti associativi di secondo livello, ossia non elettivi, privi quindi di legittimazione democratica attraverso il meccanismo elettorale. Con il trasferimento delle funzioni e la gestione comune di servizi importanti per il territorio, il potere decisionale su materie cruciali riguardanti la vita del territorio sono affidati, di fatto, a enti non eletti direttamente. Esperienza
fallimentare già sperimentata con le famose AA.TT.OO. per le gestione dei servizi idrici e rifiuti.

Massimo Greco