Crisi agricoltura, Venezia, “mafia dei pascoli toglie risorse”

Ci sono aziende agricole che, nonostante la siccità, il rincaro dei foraggi, l’aumento dei prezzi delle materie prima, riescono a resistere. Anzi, il loro peso sul mercato aumenta grazie ad una solidità economica e finanziaria invidiabile, sfruttando l’appartenenza alla mafia dei pascoli. Lo ha detto il deputato regionale del Pd, Fabio Venezia nel corso del suo intervento nell’Assemblea regionale siciliana dove si è discusso dell’attività svolta dalla Commissione antimafia.

“Agricoltura soffre anche per colpa della mafia”

“Si tratta di una mafia che ho avuto modo – dice Venezia – di conoscere da vicino. Che ritorna, di tanto in tanto, nelle cronache giudiziarie e non riguarda solo le aree marginali dell’entroterra siciliano ma vaste zone della nostra isola e del resto dell’Italia. Una mafia che sottrae risorse all’agricoltura mentre quest’ultima soffre ed i nostri agricoltori ed allevatori protestano perché non riescono a portare avanti le loro aziende”.

Aziende mafiose ottengono fondi europei

Nelle varie inchieste antimafia che si sono susseguite nel corso di questi anni, è emersa l’esistenza di aziende agricole e zootecniche, appartenenti alla cosca dei Nebrodi, che incassano contributi dall’Unione europea, dichiarando di avere appezzamenti di terreno appartenenti a proprietari ignari, tra cui anche la Regione siciliana.

Il ruolo dei professionisti

In questo giro, come riportato nell’operazione Nebrodi 2, conclusa dai carabinieri del Reparto operativo speciale, ci sarebbero anche dei professionisti che avrebbero prestato le loro conoscenze di carattere legale e fiscale per mascherare le truffe all’Unione europea.

Criticità ennese

Del resto, l’allarme lanciato dal deputato regionale del Pd, che la realtà ennese la conosce bene, non è isolato. Nei mesi scorsi, il comandante provinciale della Guardia di finanza, Fulvio Marabotto, in una intervista rilasciata a ViviEnna spiegò bene il problema.

“E’ una provincia che beneficia di concessioni pubbliche, per cui l’attenzione – ha detto il Marabotto – della Guardia di finanza va certamente in questa direzione. Non solo finanziamenti in ambito agricolo ma pure di altra natura, come nell’artigianato o industriale. Del resto, essendo una provincia svantaggiata, lo Stato da una parte e l’Unione europea dall’altra erogano finanziamenti, da qui il nostro lavoro per evitare che questi fondi finiscano in mani sbagliate”.

Le estorsioni

Nel suo intervento, Venezia ha trattato altri punti legati alla mafia, tra cui un altro storico per la provincia di Enna. “Le estorsioni, che sembravano ormai marginali rispetto alle grandi attività criminali della mafia ancora persistono e si trasformano in una connotazione nuova, non più punitiva e impositiva. Ormai è declinata in altre forme, come forniture o servizi, nelle forme istituzionalizzate” dice Venezia.

Il fenomeno in Sicilia

In generale, il deputato del Pd ha fatto una panoramica sul fenomeno mafioso e sul lavoro della Commissione, di cui è componente.

“La campagna di ascolto con i Prefetti, i Procuratori, i vertici delle forze dell’ordine e i sindaci ci ha consentito di delineare la fisionomia e gli affari criminali della mafia dei nostri giorni. Una mafia sempre più silente ma molto attiva nella sua dimensione finanziaria e affaristica. Una mafia che non ha abbandonato gli affari tradizionali, dalle estorsioni allo spaccio di sostanze stupefacenti, ma che riesce a controllare settori nevralgici dell’economia siciliana (fondi europei, rifiuti, appalti, ecc…) con il supporto di pezzi di politica collusa e di burocrazia corrotta e connivente”