Ospedale e Kore, la difficile convivenza tra medici

E’ un vero e proprio “borbottio” quello che si registra all’interno delle strutture ospedaliere fin qui clinicizzate dalla facoltà di medicina dell’università Kore di Enna. Già, perché le aziende sanitarie, fatta eccezione per quelle ospedaliere universitarie di Catania, Messina e Palermo, non sono abituate a governare la convivenza tra personale medico universitario e personale medico ospedaliero.

Il tema della governance

E, come in tutti sistemi organizzati, l’elemento di novità crea quella fisiologica instabilità che si amplifica allorquando non sono chiari, netti e formalizzati confini, prerogative e compiti dell’integrazione.
Ora, se non è certamente discutibile l’obiettivo di fondo costituito dalla promozione della massima integrazione e collaborazione, nel rispetto reciproco, dell’ospedale con l’università, nell’interesse supremo del malato, per l’esigenza della salute pubblica e per il progresso della medicina, la “compenetrazione” tra
l’attività sanitaria assistenziale e quella didattico-scientifica dei docenti universitari deve essere accompagnata da un’attenta regolamentazione, condivisa dalla governance delle Istituzioni convenzionate, che stabilisca anche la dotazione strutturale e l’articolazione organizzativa necessaria all’esplicazione della funzione didattica e di ricerca.

“I separati in casa”

In questa ottica é quindi ragionevole che la disciplina della posizione dei medici universitari all’interno delle struttura sanitarie sia condizionata dalle esigenze organizzativo-funzionali dei servizi di assistenza, cui sono preposti; esigenze tanto più rilevanti, quanto più diviene intensa la partecipazione funzionale della facoltà di medicina della Kore al servizio sanitario regionale. Ciò, anche al fine di rendere i rapporti Università-SSR meno conflittuali e più rispettosi dei reciproci fini istituzionali e, quindi, per scongiurare quella “clinicizzazione” a freddo capace di alimentare il fastidioso borbottio dei “separati in casa” che da qualche giorno si avverte nelle corsie ospedaliere.