Buone notizie sul fronte della qualità di vita per i giovani stando al report de Il Sole 24 Ore che è stato pubblicato sulle pagine e sul sito del più importante quotidiano finanziario italiano e noto in tutta Europa. Lo studio su scala nazionale riguarda anche le condizioni anche degli anziani e dei bambini. Proprio sui giovani, però, la Sicilia sorprende con una performance che non ti aspetti da parte di Agrigento che si piazza al posto 17 e di Enna che si piazza, anche lei, nella parte alta della classifica al posto 25, seguita, in Sicilia, da Ragusa al posto 29.
Dopo il podio siculo arriva Trapani al posto 69, Caltanissetta al posto 72;Palermo al posto 73; Messina al posto 84; Siracusa è 89esima in classifica e chiude Catania al posto 102 su 107. Comunque, per i giovani, Catania a parte, la situazione è decisamente migliore
Le città in cui vivono peggio in assoluto in Italia gli anziani è Trapani mentre quella in cui vivono peggio i bambini è Caltanissetta. E’ un novo record negativo quello disegnato dalla classifica del Sole24Ore dedicata specificamente proprio ad Anziani, giovani e bambini. Si tratta di una tappa di avvicinamento alla più generale classifica sulla qualità della vita. Tutte le città siciliane sono in fondo alle classifiche ma le performance peggiori sono queste.
Parlando di bambini Caltanissetta è ultima ma Palermo è alla posizione 103 su 107, certamente non lusinghiera. Ragusa è alla 102 e Catania alla posizione 101. Tutte molto in fondo anche le atre province con Siracusa alla posizione 97, Messina 92, Agrigento 89 ed Enna 82
Parlando, invece, di anziani l’ultimo posto è di Trapani ma il penultimo è di Agrigento e Messina si trova al posto 103 su 107. Caltanissetta non brilla in centesima posizione, Siracusa posto 95, Palermo posto 89, Catania 85, Ragusa 79 ed Enna al posto 76, comunque la migliore performance nell’Isola.
In generale c’è molto Nord Est nelle tre top ten delle classifiche dell’indagine sulla Qualità della vita per fasce d’età – in edicola oggi lunedì 26 maggio, con Il Sole 24 Ore. Sono parametri che misurano rispettivamente il benessere di anziani, giovani e bambini sul territorio italiano. Delle trenta province che popolano la parte alta delle tre graduatorie sono 17 quelle appartenenti alla macro-area. Altre dieci sono territori del Nord Ovest, due sono del Centro e una del Mezzogiorno (le ultime tre, in particolare, si incontrano nell’indice dedicato ai più piccoli, tra 0 e 14 anni).
L’edizione 2025 degli indici generazionali del Sole 24 Ore è stata presentata ieri in anteprima al Festival dell’Economia di Trento: le classifiche misurano, ormai da cinque anni, le “risposte” dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.
La Qualità della vita per fasce d’età del Sole 24 Ore rappresenta, da alcuni anni, un’utile bussola per fare il punto sulle fragilità di un paese in piena crisi demografica, dove sempre più spesso si invoca la necessità di un patto generazionale che – anche attraverso i fondi del Pnrr – raccolga investimenti per lo sviluppo e il futuro del Paese. Le tre graduatorie verranno incluse nella classifica di fine anno, la 36esima edizione della Qualità della vita.
Ciascuno dei tre indici sintetici generazionali è calcolato su parametri statistici, forniti da fonti certificate (tra cui Istat, Infocamere, Iqvia, Siae, Tagliacarne) in grado di raccontare il livello di benessere nei territori. Questo lavoro è nato come progetto sperimentale nel 2021 e quest’anno si arricchisce di nuovi indicatori (passando da 12 a 15 parametri per ciascuna graduatoria). Si consolida così il metodo di indagine, nonostante l’evidente carenza di dati territoriali capaci di raccontare queste specificità ancora costituisca un limite nell’analisi dei servizi o degli aspetti di vita dedicati alle tre fasce generazionali. Tra i nuovi indicatori inseriti in questa edizione si segnalano le risposte rilevate da Istat nell’ultima indagine sul «Benessere e sicurezza delle persone» sulla qualità delle reti familiari (presenza di parenti su cui contare) e sulla sicurezza percepita (paura di camminare la sera al buio in strada). Inseriti anche gli incidenti stradali notturni, che troppo spesso coinvolgono i più giovani nelle grandi città italiane (Milano è ultima in questo parametro) e il consumo di farmaci contro l’obesità, sempre più diffusi tra gli anziani.
Accompagnati in tutto, tranne che negli ambienti digitali. Tra gli 11 e i 15 anni un ragazzo su tre (2 su 5 per i maschi) non svolge i compiti scolastici in autonomia. Meno del 40% va a fare attività sportiva da solo. E stringendo il focus sulle scuole medie (tra 11 e 13 anni) si scopre che solo il 33% dei ragazzi usa i mezzi pubblici e meno della metà (il 49,5%) va a scuola da solo, senza che un adulto lo accompagni. Il quadro di (scarsa) autonomia dei pre-adolescenti e adolescenti italiani cambia, però, nelle attività digitali: il 78,4% utilizza tablet o pc da soli, senza bisogno di essere accompagnati o supportati; l’80,5% lo smartphone.
Chi immaginava genitori di preadolescenti e adolescenti alle prese con ragazzi arrabbiati, in preda alle ansie e alla solitudine – come, invece, è stato spesso raccontato dei ventenni – rimarrà sorpreso da alcune delle evidenze emerse dal sondaggio realizzato da Eumetra, su iniziativa del Polo Ricerche di Save the Children e del Sole 24 Ore. L’indagine, che ha coinvolto una platea di famiglie con figli tra gli 11 e i 15 anni (campione di 500 genitori rispondenti), punta a mettere in luce abitudini, interessi e preoccupazioni di una fascia d’età poco indagata dalle statistiche ufficiali, i teenager, attraverso lo sguardo dei loro genitori. La ricerca rappresenta così un primo passo concreto verso una comprensione più profonda – attraverso la voce dei genitori – della Generazione Alpha e della parte più giovane della Gen Z, ancora troppo spesso escluse dal dibattito pubblico e dalle rilevazioni statistiche.
“Per gli adolescenti – afferma Raffaela Milano, responsabile dell’area ricerca di Save the Children Italia – l’autonomia rappresenta un aspetto cruciale dello sviluppo dell’identità, serve ad accrescere l’autostima, la capacità di relazionarsi con gli altri e di gestire le proprie emozioni”.